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Medico timbra il cartellino poi va via: sorpreso da un controllo stradale dei Carabinieri

San Vito, l'uomo è stato fermato per una casualità. La difesa: girava da un ospedale all’altro per servizio

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SAN VITO. Inchiesta sulle truffe del cartellino, un altro medico si oppone al decreto penale di condanna e sceglie di andare a giudizio. Finora tutti i processi andati a dibattimento si sono conclusi con l’assoluzione dell’imputato.
È iniziato ieri, dinanzi al giudice monocratico Iuri De Biasi, il processo a carico di Massimo Rondana, medico dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 5 di stanza all’ospedale di San Vito al Tagliamento, nel reparto di medicina interna e residente a Pavia di Udine.

La Procura di Pordenone gli ha contestato due reati di falso (falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) e la truffa per un singolo episodio risalente al 17 maggio del 2012, con le aggravanti di averla commessa in danno alla pubblica amministrazione e in violazione dei doveri inerenti il pubblico servizio.

Che cosa sostiene l’accusa? Secondo gli inquirenti, Rondana avrebbe attestato falsamente, timbrando il cartellino, di essere stato in servizio dalle 8.31 alle 16.20 del 17 maggio del 2012, benché, invece, si fosse allontanato dall’ospedale.

Alle 14.47, secondo la Procura, però, il medico è stato fermato, per una casualità, dai carabinieri impegnati in un controllo stradale di routine sulla provinciale juliense.

L’avvocato Massimo Forni, del foro di Udine, respinge al mittente le accuse nei confronti del suo assistito, precisando che non è stata messa in atto alcuna truffa, né vi è stata la volontà di commetterla, ma che le incongruenze delle timbrature sono state causate dal sistema organizzativo ospedaliero e non dal professionista. A volte le registrazioni degli orari di entrata e uscita venivano fatte manualmente e a posteriori.

Non solo non c’è il dolo, ma non c’è nemmeno il guadagno dal fantomatico raggiro, è la tesi difensiva. A fronte dell’episodio contestato – che si riferisce, peraltro, a un’assenza dall’ospedale di poco più di mezz’ora – il medico di stanza all’ospedale di San Vito al Tagliamento avanza infatti 150 ore di straordinario rispetto al monte ore previsto contrattualmente.

Quanto agli spostamenti rispetto alla sede sanvitese, la difesa ha precisato che Rondana era solito girare da un ospedale all’altro per ragioni di servizio. Proprio perché fiduciosi di poter dimostrare l’estraneità del professionista ai fatti contestati, medico e legale hanno concordato di opporsi al decreto penale di condanna e di dare battaglia in dibattimento. La prossima udienza è stata fissata per il 14 settembre.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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