Malore fatale in corsia dopo oltre 4 ore di attesa in barella
E' accaduto all'ospedale di Pordenone. Vittima Gina Sartor, 88 anni. La famiglia: «Rantolava e l’hanno fatta morire da sola, alle figlie è stato negato di assisterla»
PORDENONE. Il malore, la chiamata dell’ambulanza, l’arrivo al pronto soccorso e poi oltre 4 ore di attesa, su una barella, fino al momento del decesso. È il dramma ricostruito dalla famiglia di Gina Sartor, 88 anni, di Tiezzo di Azzano Decimo, spirata alle 23. 40 di martedì scorso all’ospedale di Pordenone.
L’anziana aveva un pacemaker cardiaco e portava un sacchettino con la condotta allo stomaco. Un paio di episodi di dissenteria l’avevano disidratata e prostrata fisicamente, tanto che i familiari avevano chiamato il medico di famiglia per visitarla. Il medico, sinceratosi dello stato di salute della donna, aveva compilato una ricetta prescrivendone il ricovero immediato. Così i familiari hanno chiamato l’ambulanza, che l’ha portata al pronto soccorso del Santa Maria degli Angeli.
«Qui è stata accolta in codice verde – ha spiegato la nipote –. Mia nonna respirava a fatica, rantolava, non aveva coscienza e le hanno assegnato soltanto un codice verde. È stata accolta alle 19. 30 e alle 23. 40 un attacco cardiaco l’ha uccisa».
La nipote ha ricordato che l’anziana è stata adagiata sulla barella ed è rimasta al pronto soccorso da sola. «Le mie due zie, sue figlie, hanno chiesto più volte di poter stare assieme a lei, ma è stata negata loro la possibilità di farlo – ha spiegato –. Alla fine, è morta da sola: la dottoressa è venuta ad avvisarci che era stata colpita da un attacco cardiaco mentre eravamo in sala d’attesa. Abbiamo deciso di segnalare questo fatto affinché non debba più succedere a nessun altro: un anziano, e chiunque si affidi alle cure di un ospedale, deve poter morire in modo dignitoso».
All’indomani dell’accaduto la famiglia era ancora indecisa sul da farsi: l’ospedale ha chiesto di fare l’autopsia, ma i congiunti si sono dichiarati contrari. Per ora non hanno compiuto atti formali, ma stanno riflettendo su come muoversi per appurare eventuali responsabilità nell’accaduto.
Quel che resta, all’indomani di questa drammatica circostanza che ha strappato Gina dall’affetto dei suoi cari, è il dolore per la perdita di una mamma e di una nonna che è stata d’esempio per tutta la famiglia. Madre di cinque figli (Mario, deceduto un anno fa, Fidenzio, Irma, Valentina e Antonio), la Sartor è ricordata come una donna estremamente forte, che ha saputo prendersi cura, fin dalla giovane età, della suocera inferma e del marito ammalato.
Nata e cresciuta a Tiezzo di Azzano Decimo, era conosciuta da tutta la comunità per la sua magnanimità e il suo temperamento mite.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori