Diossina, l’Unione europea riapre il caso
Una delegazione composta da Massimiliano Tramontina, comitati ambientalisti e biologo Federico Grim convince Bruxelles
Giulia Sacchi MANIAGO
A poche settimane dalla notizia dell’archiviazione della questione diossina nel Maniaghese da parte dell’Unione europea, a Bruxelles si riapre il caso. Una delegazione composta dall’ex consigliere comunale e allevatore Massimiliano Tramontina, dai rappresentanti dei comitati “No all’incenerimento, sì al riciclo totale dei rifiuti” di Fanna e “Campagna pulita” di Maniago e dal biologo Federico Grim, che ha studiato la contaminazione da Pcb (policlorobifenili) e diossina, ha incontrato nella capitale belga Frans Verstraete, capo del dipartimento generale Health and food safety della commissione europea, e Ian Hodgson, del dipartimento Environment and emission.
«Un incontro fissato in seguito all’archiviazione, da parte della commissione, della segnalazione partita col ritrovamento a Maniago del primo pollo alla diossina analizzato nel 2011 – fanno sapere i comitati –. Archiviazione fondata su informazioni in primis carenti inviate dalle istituzioni regionali in Europa, oggetto dell’ultimo esposto in procura. Ai tecnici abbiamo illustrato la sempre più impattante presenza di impianti autorizzati all’emissione di sostanze nocive nel raggio di pochi chilometri, cronologia e metodologia delle analisi eseguite dalle autorità locali, risultati dello studio di Grim, finanziato dal M5s Fvg, che, oltre a evidenziare una contaminazione del territorio, stabilisce la presenza di un’unica fonte di emissione attiva». Verstraete e Hodgson hanno dimostrato interesse. «Pur evidenziando che per principio la commissione considera veritiere le dichiarazioni che arrivano dalle istituzioni locali, gli elementi emersi dal confronto portano oggi alla volontà di richiedere in tempi stretti ulteriori informazioni specifiche e dettagliate, per esempio sulle analisi scientifiche che hanno portato gli organismi regionali a far ricadere sui proprietari dei polli la colpa della contaminazione – riferiscono –. Verranno richiesti piano di azione intrapreso sulla ricerca della fonte e azioni che si stanno compiendo per eliminazione o riduzione, metodologia usata per le analisi e comunicazioni inviate ai proprietari degli animali contaminati. È stato evidenziato dai tecnici europei come la fonte di inquinamento vada ridotta indipendentemente dal rispetto del limite di emissione, che deve essere sempre compatibile col suo effetto sulle matrici viventi. Gli animali possono superare i livelli di contaminazione pur vivendo su suoli che rispettano i limiti di legge e in presenza di impianti locali che rispettano i limiti di emissione».
A tal proposito, Hodgson ha ricordato come si debba usare lo strumento della valutazione ambientale strategica, che rappresenta una valutazione complessiva delle emissioni nocive e serve a inquadrare meglio le singole richieste di ampliamento delle produzioni insalubri, evitando una situazione di eccessivo carico ambientale. «Da ultimo è stato valutato come fondamentale il lavoro di confronto dei fingerprint (impronte), confermando l’evidenza di una fonte di Pcb attiva – concludono –. Diventa un’operazione fondamentale per un’istituzione che vuole identificare e rimuovere la fonte di contaminazione mettere a confronto i fingerprint di Pcb di galline, uova e terreni, con quelli delle emissioni a camino dell’unico impianti locale che ha un’emissione certificata di tali inquinanti. Conforta constatare apertura e disponibilità a confronto, dialogo e ricerca di soluzioni in una sede istituzionale europea, mentre dispiace invece dovere, ancora una volta, registrare la totale chiusura al confronto coi cittadini da parte delle autorità locali». —
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