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Aru-Zoncolan appuntamento con il destino

Il sardo mira alla salita carnica «Se sarò lassù darò battaglia»

3 minuti di lettura

Su e giù dal vulcano in mezzo all’Atlantico per preparare con i nuovi compagni una grande stagione. E sul Teide il tempo per pensare non manca. Fabio Aru si presenta alla stagione 2018 con ambizioni altissime. L’età, del resto, è quella giusta per alzare il livello di una carriera già importante con nel palmares una Vuelta, due podi al Giro e un campionato italiano. E a tre mesi dalla partenza della corsa rosa una chiacchierata con il sardo è d’obbligo. Anche perché lo Zoncolan per lui è già più d’una tappa da correre il 19 maggio alla corsa rosa. Anche se lui, forse per scaramanzia, dice che non sa ancora se al Giro ci sarà.

Fabio, lo dicono le statistiche: 27 anni è un’età giusta per una grande vittoria.

«Bene, se lo dicono le statistiche...Sono consapevole di entrare in una fase molto importante della mia carriera e mi impegno al massimo ogni giorno per preparare al meglio gli obiettivi della mia stagione».

Stagione 2017 sei caduto mandando in fumo il Giro...

«L’infortunio è arrivato in un momento cruciale della mia stagione perché stavo preparando il Giro che sarebbe poi partito di lì a poco dalla mia Sardegna: ci abbiamo messo una pietra sopra e ci siamo concentrati su altri obiettivi».

Poi c’è stata la tragedia di Michele Scarponi...

«La scomparsa di Michele è stata invece qualcosa di devastante e tutt’ora faccio fatica a credere che lui non sia più tra noi».

Come cambia un corridore indossare la maglia gialla?

«Non credo che mi abbia cambiato. Di sicuro, le buone prestazioni in Francia mi hanno dato una popolarità molto maggiore rispetto a prima. Persino in Svizzera, dove vivo, la gente mi fermava per strada per chiedermi di fare una foto, nelle settimane dopo il Tour».

Giro d’Italia: c’è l’incognita Froome. Per convincerlo a venire hanno disegnato la corsa per lui.

«Non è ancora stato deciso se farò Giro o Tour. In Italia Froome sarebbe uno dei tanti avversari».

Cosa pensi del caso che lo riguarda?

«Non conosco i dettagli della vicenda. L’unica cosa che mi sento di dire è che spero che sia fatta chiarezza prima possibile».

Si parte da Israele e sarà anche un tributo a Bartali, un attaccante, come te...

«Mi hanno raccontato qualcosa di Bartali, ha fatto grandi cose. Mi fa molto piacere essere identificato come un attaccante».

Il Colle delle Finestre sarà una delle salite chiave del Giro. Torniamo indietro di tre anni: fossi il direttore sportivo dell’Astana lassù cosa t’inventeresti per strappare il Giro a Contador?

«Mah, non sono un ds, lascio a loro l’onere di stabilire le strategie di corsa… Credo che, come squadra, abbiamo ottenuto buoni risultati e credo anche che Contador abbia meritato quel Giro».

Zoncolan, una salita mito. L’hai affrontata nel 2014, una vittoria lassù vale doppio...

«È una salita molto dura, a tratti mi ricorda un po’ il Colle delle Finestre. Credo che lo spettacolo per chi guarda una scalata del genere in tv sia grandioso su quelle pendenze. Chi lo vive da dentro, pedalando, tale è la durezza, la fatica e la concentrazione che non si riesce a vedere molto».

Come stai lavorando per migliorare a cronometro?

«Non è la mia specialità ma importanti passi avanti sono stati fatti e altri ne verranno. Con la squadra e con i partner tecnici abbiamo lavorato molto quest’inverno sulla mia posizione, le gare daranno il loro verdetto ma siamo fiduciosi».

Oltre a Froome e Dumoulin mettiamo Chaves tra i rivali? La sorpresa? Ancora Pozzovivo?

«Sempre se sarò al via, Froome, Dumoulin e Chaves sono tre avversari molto forti: occhio a Pozzovivo e alle sorprese, ce ne sono sempre».

Nel 2013 corresti il Giro da esordiente in appoggio a Nibali, c’è nel tuo team un nuovo Aru, insomma uno che può seguire le tue orme?

«È presto per dirlo, sono poche settimane che mi alleno con i miei nuovi compagni e ci vuole tempo per conoscersi. Di certo in squadra, oltre a campioni già affermati, abbiamo giovani molto promettenti».

Ti fa gola la Liegi?

«Tra le corse in linea, il Lombardia e la Liegi siano le più adatte alle mie caratteristiche perché hanno le altimetrie più impegnative. Non so se farò la Liegi quest’anno ma di certo un giorno vorrei prepararla nel modo giusto per provare a fare bene».

Il Mondiale a settembre fa al caso tuo, prima c’è la Vuelta. Come si organizza "mentalmente" una stagione così infinita?

«Ogni anno è diverso da quello precedente e, con il team, si fanno programmi e tabelle di allenamento in funzione degli obiettivi. Il Mondiale è uno dei grandi obiettivi della mia stagione: un percorso così duro potrebbe essere un’occasione unica in una carriera. Parteciperò anche alla Vuelta ma resta da definire con quali ambizioni… sia fisicamente che mentalmente bisogna lavorare molto ma ormai siamo abituati a stagioni molto lunghe».

Hai 27 anni, isola la vittoria più bella della tua carriera...

«Non mi piace fare graduatorie: posso dire che la prima vittoria di tappa al Giro, quella di Montecampione 2014, mi ha regalato una gioia indescrivibile e la consapevolezza che potevo essere su certi livelli».

Sei uno idolo della tua Sardegna.

«Porto con orgoglio i colori della Sardegna sulle strade di tutto il mondo».

Chiudiamo con un gioco: due opzioni per il 2018. Maglia rosa e Mondiale così così oppure secondo al Giro dietro Froome e davanti a Dumoulin, e maglia iridata. Cosa scegli?

«Facciamo così: diciamo che scelgo e spero di avere una stagione senza problemi e che mi permetta di esprimermi al 100% delle mie potenzialità. I risultati che arriveranno ne saranno una conseguenza ma l’importante per me è sapere di aver lavorato al meglio e di aver dato tutto».

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