Ricci/Forte dissezionano l’arte e la vita
Una bellissima doppietta, quella messa a segno a Udine da Ricci/Forte, il duo artistico affermatosi a livello internazionale per una poetica in cui l’approccio critico al nostro vuoto presente...
1 minuto di lettura
Una bellissima doppietta, quella messa a segno a Udine da Ricci/Forte, il duo artistico affermatosi a livello internazionale per una poetica in cui l’approccio critico al nostro vuoto presente consumistico è declinato in una spettacolarità mai scontata, originale e sorprendente sempre. Una doppietta improntata, almeno nell’ispirazione, a due nomi importanti del contemporaneo: il drammaturgo inglese Harold Pinter e la poetessa russa, morta suicida in un campo di riabilitazione staliniana, Marina Cvetaeva. Attenzione, solo ispirazione, che non è da questi due teatranti visionari narrare secondo stilemi realistici o, peggio, didascalici. Anzi!
Nel secondo spettacolo, “Easy to remember”, la vicenda esistenziale di Cvetaeva diventa una sorta di radiografia di un’anima, che è quella di chi ha sacrificato la sua vita alle pulsioni dell’arte piuttosto che a quelle del vivere, diventando “forestiero a se stesso”. Due donne, le brave Anna Gualdo e Liliana Laera, una in carrozzina, l’altra gelida infermiera, in una grande scatola scenica di allucinato chiarore dove da una bara di legno chiaro spuntano batuffoli gialli a disegnare un riquadro di natura, ovviamente di plastica, affidano a liberi flussi di coscienza frammenti di una storia personale segnata nel profondo dalla solitudine. E se nei primi quadri il gioco tra le due è quello della vittima e del carnefice, del rinfacciarsi un rincorrere fantasmi a scapito dell’autenticità e del calore dell’esistere, nell’evolversi dello spettacolo, che si segnala per un rigore formale di superba raffinatezza, il rapporto, smesse le maschere, si trasforma in giocosa complicità fino a diventare una persona sola nel valzer che conclude lo spettacolo. Uno spettacolo di un algore quasi geometrico, che inchioda lo spettatore a una partecipazione che più che alla ratio chiede di abbandonarsi alle suggestioni, tante e tutte gravide di senso, di cui lo spettacolo vive. Repliche, da non perdere, al San Giorgio fino a giovedì.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel secondo spettacolo, “Easy to remember”, la vicenda esistenziale di Cvetaeva diventa una sorta di radiografia di un’anima, che è quella di chi ha sacrificato la sua vita alle pulsioni dell’arte piuttosto che a quelle del vivere, diventando “forestiero a se stesso”. Due donne, le brave Anna Gualdo e Liliana Laera, una in carrozzina, l’altra gelida infermiera, in una grande scatola scenica di allucinato chiarore dove da una bara di legno chiaro spuntano batuffoli gialli a disegnare un riquadro di natura, ovviamente di plastica, affidano a liberi flussi di coscienza frammenti di una storia personale segnata nel profondo dalla solitudine. E se nei primi quadri il gioco tra le due è quello della vittima e del carnefice, del rinfacciarsi un rincorrere fantasmi a scapito dell’autenticità e del calore dell’esistere, nell’evolversi dello spettacolo, che si segnala per un rigore formale di superba raffinatezza, il rapporto, smesse le maschere, si trasforma in giocosa complicità fino a diventare una persona sola nel valzer che conclude lo spettacolo. Uno spettacolo di un algore quasi geometrico, che inchioda lo spettatore a una partecipazione che più che alla ratio chiede di abbandonarsi alle suggestioni, tante e tutte gravide di senso, di cui lo spettacolo vive. Repliche, da non perdere, al San Giorgio fino a giovedì.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori