Nuove strade espressive anche nelle opere dal Friuli in mostra a Stoccarda
matteo lo prestiUna grande sala del comune di Stoccarda resterà occupata “artisticamente” da un folto gruppo di artisti italiani, tra i quali prevalgono molti pittori friulani aderenti ad Aura,associa...
matteo lo presti
Una grande sala del comune di Stoccarda resterà occupata “artisticamente” da un folto gruppo di artisti italiani, tra i quali prevalgono molti pittori friulani aderenti ad Aura,associazione artistico culturale di Udine fino al 30 agosto. L’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda organizza ormai da molti anni questa rassegna denominata “ItaliArts” nella quale nomi di giovani e anziani pittori si cimentano nel ricercare nuove strade espressive e creative, secondo suggestioni personali,condizionate da esperienze e tradizioni, alle quali ognuno risponde con il peso delle proprie sensibilità e delle proprie architetture intellettuali.
Adriana Cuffaro, che dell’Iic di Stoccarda è direttore, nel sontuoso catalogo (Ed. Mondadori) spiega le finalità della mostra: “ Desideriamo proporre al pubblico questo nuovo percorso espositivo cercando di spaziare dalla reale percezione delle cose, per cogliere lo spirito del tempo, per giungere alla messa in scena di universi dell’immaginario e per ricostruire su tela visioni oniriche”.
Il precetto buono in sé non sempre è assecondato dagli artisti che percorrono, giustamente, strade originali e lontane tra loro. I nomi e le opere di artisti friulani sono molti. Delicate vele azzurre di Nilo Cabai di Udine, sculture in materiale polimerico di Elena Clelia Budai, di Palmanova, che si richiama a tormentate plasticità dello stile liberty. Colorate figure di amebe, spermatozoi, protozoi, batteri in fuga in un arcobaleno reso palcoscenico evanescente e da interpretare in una cifra fumettistica, sono il prodotto di Giancarlo Caneva, che vive a Cividale e che di Aura è il presidente. In fuga dalla violenza del vivere e dalle sue tragedie Roberto Cardone che lavora a Moimacco che con colori tenui, pieni di liriche e pacate suggestioni, rappresenta tra cielo e mare il paesaggio di Grado, con pescatori per nulla realistici, ma solo abitanti di un pianeta celestiale.
Intenso il polittico steso a cinque mani da Cesare Serafino, dal figlio Lucio, da Milena Bellomo, Emidio Di Carlo, Ruggero Maggi tutti della schiera dei Giovani Pittori Spilimberghesi: un pannello a stampa digitale dove ognuno ha lasciato il sogno di un arcobaleno di pace che ruota intorno a una appena accennata Torre di Splimbergo luogo di creatività e non di conflitti.
Un catalogo molto ricco nel quale appaiono anche robuste genialità da altre regioni italiane, con echi delle maggiori correnti pittoriche contemporanee.
Vagamente fuori fuoco l’ introduzione dell’architetto Paolo Coretti che esalta con volume tambureggiante la bontà caratteriale sua e dei friulani, dimentico degli insegnamenti magistrali della filosofa Hanna Arendt, che spiegava che ogni uomo nei suoi vizi e nelle sue virtù vale per se stesso, senza appartenenza a ceppi o etnie privilegiate.
Stucchevole questa difesa del “territorio” croce e tormento della politica italiana che invece di mirare all’inclusione di ogni abitante della terra, chiede esclusioni di chi dal personale territorio è lontano. La cosa appare più sgradevole davanti a una mostra di quadri nella quale gli artisti, più che il luogo di nascita, mirano alla contagiosa convivenza di bellezza e intelligenza . —
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