La buona lezione di Suns Europe: cantare nelle lingue minori si può
MARCO STOLFO
Il futuro è da scrivere, da cantare, da filmare e da vivere anche in friulano, basco, catalano, gallese, corso, galiziano e in tutte le altre lingue minorizzate d’Europa. Lo ha testimoniato la quarta edizione di Suns Europe, il festival europeo delle arti nelle lingue di minoranza, organizzato da Informazione Friulana / Radio Onde Furlane col sostegno finanziario dell’Arlef (Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane), della Regione, del Comune di Udine e della Fondazione Friuli e con il patrocinio del Consiglio d’Europa e della Rete europea per la promozione della diversità linguistica.
È passato poco da quel lungo weekend di suoni, visioni e narrazioni, tuttavia non si è ancora spenta la sua eco. Anzi: soprattutto chi vi ha preso parte, ma anche chi ne ha solo sentito parlare e si confronta con i resoconti testuali e audiovisivi che si trovano in particolare in rete, sente ancora l’onda lunga dell’electropop poetico catalano degli Janski, del rock robusto e desertico dei baschi Rodeo, dell’indie pop dei gallesi Yr Ods, della personalità de nostrani Luna e un Quarto, dell’eleganza sbarazzina della cantautrice ladina Martina Iori, del solare beat dei galiziani Espiño, dell’attitudine pop della cantante della Bassa Sassonia Melissa Meewisse e del minimalismo di Laura Hoo, folksinger svedese di Finlandia. Ed è ancora vivo l’impatto dell’intensità di “Amama”, lungometraggio del cineasta basco Asier Altuna, del rigore documentario del film corso “Km 100”, della varietà della nuova produzione audiovisiva «Made in Friûl» e dell’incontro con Maria Xinxó e con le rivendicazioni di libertà e giustizia documentate nel suo libro “Jo també porto el llaç groc”.
Suns Europe non si è confermato solo quale osservatorio e vetrina della produzione artistica contemporanea nelle lingue di minoranza, ma anche come occasione per promuovere l’importanza della diversità linguistica e culturale, da riconoscere e rispettare, e per rivendicare il diritto alla lingua, da esercitare e da garantire.
Di fronte alla crescita esponenziale di pregiudizi, intolleranza e ostilità il festival ha lanciato un messaggio urgente e sempre valido: restiamo umani e sentiamoci cittadini del mondo. Si tratta anche di una sollecitazione indirizzata alle società europee, affinché si liberino del culto della nazione «una d’armi, di lingua, d’altare», come scriveva Alessandro Manzoni, che tanti danni ha fatto in particolare in Friuli e al Friuli, e all’Europa, affinché sia veramente «unita nella diversità».
L’attenzione che numerosi media europei hanno mostrato nei confronti di Suns Europe e le relazioni sviluppate attorno al festival con soggetti pubblici e privati di tutto il continente ribadiscono anche la vocazione del Friuli a confrontarsi con il mondo in maniera positiva proprio in virtù della propria identità «altra» e plurale. Pertanto il suo riconoscimento e la sua promozione sono, da più punti di vista, «cosa buona e giusta», utile e conveniente. –
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