Cgil, la rabbia dei 1.500 contro la manovra
«Misure inaccettabili, il Governo vada a casa». Proteste in tutta la regione. Somari in strada («qui gli intelligenti, a Roma gli altri») e caos con le pentole.
PORDENONE. Mille e cinquecento in corteo, adesioni elevate nelle fabbriche e anche nel pubblico impiego, tanto da fare pensare che «la protesta contro la manovra abbia coinvolto anche molti degli iscritti di Cisl e Uil, Fim e Uilm». In sostanza: un successo. A Pordenone come altrove in Friuli e in Italia. Hanno sfilato per le vie del centro gli operai dell’Electrolux di Porcia e dell’Electrolux Professional, dell’Imat-Gruppo Marcegaglia, e della Carraro, della Moro Farid e della Casagrande accanto a lavoratori del commercio e dell’edilizia, del legno e della chimica, della funzione pubblica e della sanità. Sotto il palco alcuni sindaci, come Antonio di Bisceglie di San Vito e Angelo Masotti Cristofori di Zoppola, amministratori comunali di Montereale, Sesto al Reghena, Vito d’Asio, Cordovado e anche Pordenone. Accanto alle bandiere rosse della Cgil e di tutte le sue categorie, anche quelle di Rifondazione e dell’Italia dei Valori e i vessilli del comitato “No tav”. In sottofondo fischietti, trombette e sbattere di pentole; a chiudere il corteo gli «asini intelligenti», Gina e Ciucchina, per invitare i «somari deficienti rimasti al governo», come li ha definiti Michele Negro, Rc, ad andare a casa. Che è poi lo stesso invito rivolto dal palco allestito in piazza Municipio dalla segretaria generale della Cgil pordenonese, Giuliana Pigozzo. «La crisi finisce quando si ritorna alla piena occupazione e i salari tornano a crescere. Praticamente tutto quello che questo governo non è in grado di fare, e per questo - ha chiarito - è bene che vada a casa».
Pigozzo ha chiuso il comizio intervenendo dopo Luigino Burigana, portavoce per il pubblico impiego, Walter Zoccolan per i metalmeccanici ed Ezio Vendruscolo segretario dei pensionati della Cgil, che hanno respinto al mittente la manovra e le “offese” rivolte ai lavoratori. «Il presidente Berlusconi ha definito questo come un Paese di m... - ha dichiarato Burigana -; credo di poterlo capire perché uno che frequenta le olgettine, Tarantini ecc. fa bene a definire questo un Paese di m... Ma la maggioranza del Paese non è così, e oggi in piazza c’è la parte migliore dell’Italia dalla quale si può ripartire». E’ un attacco frontale ai “cugini” quello sferrato da Zoccolan nel momento in cui ha indicato «Raffaele e Luigi» complici dell’attacco ai diritti dei lavoratori contenuto nell’articolo 8 della manovra finanziaria. E rispetto alla situazione economica, ha ricordato come Electrolux in pochi abbia dimezzato l’occupazione e come l’ennesima ristrutturazione non stia dando i risultati attesi; in compenso «oggi a Porcia si sforna una lavatrice ogni 30 secondi». I pensionati «hanno già dato» se non altro in termini di mancate rivalutazioni dell’assegno pensionistico «che hanno fatto perdere un 30/40% del potere d’acquisto» ha ricordato Vendruscolo, spiegando che «siamo stufi di pagare sempre noi. Chi ha di più deve dare di più», ha aggiunto. Per ragioni di equità, le stesse riprese da Giuliana Pigozzo per bocciare senza appello una manovra «ingiusta, che non risponde alle crisi industriali aperte da tempo, che scarica sui soliti noti il peso di una crisi che altri hanno provocato». Una manovra inaccettabile che «può e deve essere cambiata» per dare risposte vere alle esigenze del Paese. Se questa capacità non c’è, allora è bene «che il governo vada a casa».
In Friuli Venezia Giulia manifestazioni si sono tenute a Udine, Trieste e Monfalcone coinvolgendo complessivamente, secondo la Cgil, oltre 12 mila persone. Nel capoluogo regionale ad aprire il corteo rappresentanti di fabbrica e anche uno striscione formato da decine di mutande appese a un filo. «L’intento - ha spiegato il segretario generale del Cgil Trieste, Adriano Sincovich - è ovviamente quello di denunciare una manovra che lascia in mutande lavoratori, pensionati ed enti locali».
Quanto all’andamento dello sciopero nelle aziende, le punte massime di adesione (100%) sono state raggiunte alla Casagrande e alla Safop, in provincia di Pordenone; attorno al 90% all’Electrolux di Porcia, all’80% alla Fincantieri di Monfalcone, alla De Longhi di Moimacco e alla Luvata di Amaro.
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