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Una nuova identità per l'Europa

2 minuti di lettura

L’esecuzione della verdiana Messa da Requiem nella cornice del Sacrario militare di Redipuglia ad opera dell’Orchestra Cherubini diretta dal maestro Riccardo Muti, rappresenta il primo momento internazionale del programma del centenario della Grande Guerra messo a punto dall’Italia.

Sebbene il nostro Paese sia entrato nel conflitto nel maggio del 1915 la data di inizio del programma è stata fissata nel 2014, in linea con l’avvio delle commemorazioni in tutti gli Stati coinvolti, tenendo conto della valenza sovranazionale ed europea dell’evento e delle conseguenze che comunque si sono avvertite in Italia dal 1914.

E’ un evento particolarmente importante per la costruzione della nostra identità europea perché il sistema politico, le istituzioni, i valori culturali, morali, religiosi e le idee diffusi in tutta Europa furono sconvolti dallo scoppio del conflitto. Quella immane tragedia segnò una svolta per il Vecchio Continente dopo un lungo periodo di sviluppo culturale, scientifico, industriale, tecnologico, artistico.

Una svolta mutatasi, presto, in baratro. Si è soliti ricordare l’amara profezia del ministro degli esteri inglese Edward Grey espressa la sera del 4 agosto 1914, subito dopo la decisione dell’impero britannico di entrare in guerra: «La luce si sta spegnendo in tutta Europa e non la rivedremo più riaccendersi nel corso della nostra vita.

Quella notte, ancora più buia di quanto la maggior parte dei governanti, delle classi dirigenti e delle opinioni pubbliche riuscì ad immaginare, ha allungato le sue tenebre ben oltre l’ultimo giorno di guerra. E’ tutto il Novecento ad esserne stato segnato indelebilmente. Come tutto il Vecchio Continente, funestato solo dopo una manciata di anni da inumani totalitarismi e un nuovo conflitto mondiale.

La Grande Guerra sta, dunque, a pieno titolo dentro la storia dell’Europa. La incide. La determina. In qualche modo ne definisce la forma, non solo geopolitica, con cui le generazioni che verranno dopo di essa dovranno fare i conti.

E tutto ciò vale anche per l’Italia di allora, Stato giovanissimo, caratterizzato da un diffuso sviluppo ma attraversato da profondi conflitti: il Paese è sospinto al conflitto dalla volontà di completare quel processo unitario di cui solo tre anni prima si era celebrato il cinquantesimo anniversario.

L’obiettivo del Comitato storico scientifico, d’intesa con il governo, è promuovere la massima conoscenza di quella tragica stagione affinché quanti più italiani, a partire dai giovani e dagli studenti possano avvicinarsi a eventi, luoghi, protagonisti, ragioni e torti, vita al fronte - dal Carso all’Adamello - e nelle “retrovie”, conseguenze tragiche della guerra e straordinarie prove di generosità che lo caratterizzarono.

Per questo grande spazio nel programma è stato dato al recupero dei più significativi luoghi della memoria, quei sacrari che come Redipuglia, dove giacciono 100 mila militari di cui 60 mila ignoti, custodiscono le spoglie dei 600 mila caduti e al censimento dei monumenti ai caduti presenti nei Comuni italiani tra cui ne verranno selezionati cento.

E’ un ricordo al servizio della conoscenza che vogliamo svolgere con l’occhio al presente ed al destino dell’Europa perché, lo rammentava Mitterrand rivolto al Parlamento di Strasburgo: «Sappiate, ce lo insegna la storia, l’unica alternativa all’Europa unita è la guerra».

*presidente del Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale

 

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