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Allarme tra i 650 dipendenti dell’azienda

Oggi il vertice con i sindacati. Da ottobre sono in vigore i contratti di solidarietà a rotazione

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TOLMEZZO. Susanna Pellegrini, segretaria regionale della Cgil per il settore commercio, ha appreso ieri sera dal Messaggero Veneto della domanda di concordato depositata ieri da CoopCa al tribunale di Udine. Spiega che proprio in quel momento, mentre stava rientrando da Roma in treno, le è giunta la convocazione da parte della Cooperativa carnica per un incontro con i sindacati fissato per oggi, nel primo pomeriggio.

Evidentemente CoopCa illustrerà il passo intrapreso ieri. Dieci giorni fa, ricorda Pellegrini, c’era stato l’incontro durante il quale il presidente di CoopCa, Ermanno Collinassi, aveva presentato il programma e il piano di impresa. A fine ottobre, inoltre, era stato raggiunto l’accordo sui contratti di solidarietà.

Sui 650 dipendenti totali, il provvedimento coinvolge, a rotazione, 132 dipendenti di cui 48 occupati nella rete dei negozi che CoopCa ha in Friuli Venezia Giulia, 47 della rete in Veneto, 16 del magazzino centrale e 21 degli uffici della Cooperativa ad Amaro. La CoopCa ha 41 punti vendita, di cui 26 sono nella nostra regione e 15 in Veneto.

Ovviamente tra i lavoratori non manca la preoccupazione. Per il consiglio di amministrazione della Cooperativa carnica la domanda di concordato presentata ieri al tribunale di Udine nasce dall’esigenza di correre ai ripari dopo l’effetto boomerang che ha provocato anche su CoopCa la vicenda di Operaie a Trieste..

Le immagini di persone in fila per richiedere i loro soldi, che però erano stati “congelati”, erano giunte anche nelle case carniche e friulane e qualche inquietudine l’avevano suscitata. Purtroppo, pur trattandosi di realtà distinte, molti si sono rivolti agli sportelli di CoopCa: non sono mancati i soci che hanno ritirato i loro risparmi.

Anche Pellegrini osserva che la vicenda di Cooperative Operaie «ha procurato non poco danno d’immagine al mondo cooperativo» e senza entrare nello specifico del caso Coopca, rileva che una situazione come quella verificatasi a Trieste può condizionare la fiducia del risparmiatore, come suggerirebbe la richiesta a CoopCa di ritiro del proprio da parte di numerosi soci.

«Il cognome è lo stesso – afferma Pellegrini, riferendosi alla sigla coop – e la gente non fa distinzioni. Non si tiene conto se in un caso la situazione era disastrosa e si portava avanti da anni».

Resta il fatto, però, che Coop Carnica si trovava comunque in una situazione di difficoltà e per questo motivo erano stati attivati i contratti di solidarietà. Ora si tratterà di capire come reagiranno i risparmiatori che si trovano con il prestito sociale bloccato in attesa dello sviluppo della situazione. E tra questi ci sono anche molti dipendenti che devono fare i conti con le incognite sul posto di lavoro. (t.a.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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