Caso Imu, sale la protesta: «Se non cambia la norma sarà battaglia legale»
Settanta sindaci da Gemona hanno lanciato un ultimatum alla Regione. E si parla di una tassa sui terreni agricoli. L’assessore Panontin convoca i Comuni
GEMONA. Extra-gettito Imu, i sindaci sono stufi di fare gli “esattori” per conto dello Stato e ora, se non arriverà una risposta dalla Regione direttamente nella Finanziaria da approvare a dicembre, hanno deciso che imboccheranno le vie legali. È guerra aperta, quindi, tra i primi cittadini con la Regione “rea” di non aver risolto la grana dell’extragettito con Roma e di aver ancora di più complicato la situazione finanziaria degli enti locali.
Lo hanno ribadito all’unisono, ieri, una settantina di primi cittadini dei Comuni più colpiti dal sovragettito Imu, riuniti a palazzo Boton dal sindaco Paolo Urbani, responsabile della questione per conto dell’Anci, ieri rappresentata nella città pedemontana dal presidente regionale Mario Pezzetta.
Urbani già in primavera aveva lanciato l’allarme dell’extragettito che, ricordiamo, è la differenza positiva tra l’imposta municipale unica applicata ad aliquota base e l’ex Ici. Insomma, chi aveva applicato ai propri cittadini per prime case e seconde case le aliquote più basse ora si è ritrovato penalizzato dall’introduzione dell’Imu. In sala consiliare c’erano ieri gli amministratori di Comuni di diverse aree del Friuli e soprattutto sia di centrosinistra che di centrodestra perchè la battaglia dell’extragettito non ha colore politico.
C’era chi come Campoformido deve versare allo Stato 900 mila euro trattenendo solo il 12% delle tasse versate dai propri cittadini sulle proprietà immobiliari; chi 600 mila come Martignacco, chi, come Tarcento, è costretto ad applicare una Tasi al 2,5 per mille sulle prime case per far quadrare 910 mila euro di sovragettito da versare a Roma. Per non parlare di Gemona, la “padrona di casa” che incassa un milione 500 mila con l’Imu e ne trattiene solo 140 mila.
«Reagire è una responsabilità che abbiamo come amministratori - ha detto Andrea Zuliani, consigliere e già sindaco a Campoformido - di fronte alla situazione di imbarbarimento sociale a cui stiamo assistendo: ci sono già persone che cominciano a non pagare tasse su rifiuti, mense, trasporto scolastico. Come lo spieghiamo alla gente che dobbiamo aumentare le tasse per garantire l’extra-gettito allo Stato?».
E poi, l’ombra dell’Imu sulle proprietà agricole fino a 600 metri di quota, la cui riscossione è stata prorogata in settimana dal Governo dopo una rivolta di enti locali e associazioni di categoria, ma ancora motivo di preoccupazione per i sindaci: «L’applicazione di tale tassa - ha detto Andrea Carli, sindaco a Maniago - significherebbe il fallimento di ogni possibile sviluppo della montagna». Sono andati giù pesante, insomma, i sindaci contro lo Stato e la Regione.
L’assemblea di ieri ha già deciso di avviare un gruppo di lavoro fra sindaci, a cui parteciperanno anche funzionari dei diversi Comuni, mentre ora il primo passo sarà l’incontro che l’assessore regionale agli enti locali Paolo Panontin, come ha annunciato ieri il numero uno dell’Anci Pezzetta, ha subito convocato giovedì pomeriggio in Regione a Udine.
«Chiederemo l’introduzione di un fondo perequativo - ha detto Paolo Urbani - o comunque una soluzione e che tutto sia inserito già in questa finanziaria. Se non ci sarà risposta, ci prepariamo ad imboccare la via legale del ricorso, perché sono già più di due anni che abbiamo fatto presente il problema».
Per i sindaci si tratta di una battaglia trasversale iniziata ancora con la precedente amministrazione Tondo, proseguita con quella Serracchiani ma ancora priva di risposte: «Il livello di guardia - ha detto il presidente Anci, Mario Pezzetta - è già stato superato per quanto riguarda cittadini e imprese. Noi Comuni accettiamo la sfida anche sui costi standard, ma la Regione faccia la sua parte. Non è possibile che i problemi debbano essere trattati solo nei nostri incontri».
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