Buja, la latteria di San Floreano a rischio chiusura
Una vertenza fa temere la richiesta di messa in fallimento. Il sindaco: ci stiamo muovendo per trovare una soluzione
BUJA. Il 2015 potrebbe aprirsi con una brutta sorpresa per Buja. La latteria turnaria di San Floreano, unico esempio ancora operativo dello storico passato agricolo del comune, rischia di chiudere. I motivi sembrano legati a una sfortunata vertenza che sembra voler condannare la latteria e la cooperativa di soci conferitori che la gestisce, alla chiusura.
«Il problema - ha spiega il presidente della cooperativa Aldo Calligaro - è dovuto a una causa avviata per motivi di lavoro da una ex collaboratrice che abbiamo perso nel gennaio del 2013 e che ci ha condannato a pagare una consistente cifra di denaro. Per ovviare a ciò, abbiamo subito provveduto a mettere in vendita alcune proprietà della cooperativa come le strutture di Santo Stefano e Madonna, ma purtroppo nessun acquirente si è fatto avanti e alla fine la controparte ha chiesto la messa in fallimento della coop».
Nello specifico, nei primi giorni di gennaio è stata fissata l'udienza di fronte al giudice: se la sua decisione andrà incontro alla richiesta di messa in fallimento, come vuole la procedura si procederà alla nomina di un liquidatore proprio per pagare quanto richiesto dall'ex collaboratrice (si parla di diverse decine di migliaia di euro).
«Certo - dice Calligaro - i conferitori troveranno senza dubbio a chi rivendere il proprio latte, visto che in questo periodo c'è molta domanda ma si perde una realtà fondamentale per la comunità bujese».
Sono solo una decina i soci che portano il loro latte nella struttura di San Floreano che oggi è in grado di lavorare quantità molto ridotte, circa 6 quintali al giorno, tuttavia si tratta di un prodotto di grande qualità e molto apprezzato sul territorio.
Di fatto, soprattutto grazie alla forte collaborazione con l'Ecomuseo delle Acque del Gemonese, la latteria di San Floreano nel 2012 è riuscita ad avere il riconoscimento di presidio Slow Food e negli ultimi anni ha già fatto buona figura in molte fiere dedicate ai prodotti di alta qualità.
Si andrebbe dunque a perdere una tradizione fondata sulla lavorazione di un latte prodotto da bestie che vengono nutrite soltanto con alimenti naturali e la stessa lavorazione deve seguire uno specifico disciplinare, proprio per garantire la qualità.
«Abbiamo seguito il problema - dice il sindaco Stefano Bergagna - e ci siamo già mossi per trovare una soluzione: al momento abbiamo chiesto dei pareri e attendiamo una risposta visti i limiti che oggi hanno i Comuni nell'intervenire in queste situazioni. Non è un discorso economico, la latteria ha una funzione sociale e storica a cui speriamo di non dover rinunciare».
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