Caseificio da due milioni, ma non c’è il progetto e i fondi sono a rischio
Un altro paradosso dopo le celle frigo e l’osservatorio. Giuseppe Marinig: il laboratorio a servizio di Cividale e Valli
SAN PIETRO AL NATISONE. Due milioni di euro in cassa «da un quinquennio circa ma a rischio revoca, ora - accusa Giuseppe Marinig, già presidente della locale Comunità montana -, perché il progetto dell’intervento cui la somma è destinata non esiste».
L’elenco dei paradossi valligiani si allunga: dopo il caso delle celle frigorifero del centro agricolo di Azzida, costate fior di quattrini ma da tempo in disarmo, e quello dell’osservatorio astronomico sul Matajur (frutto, anch’esso, di sostanziosi esborsi di pubblico denaro eppure inutilizzabile, causa vizi progettuali) spunta, adesso, la questione caseificio.
La storia è lunga e, non si fosse intuito, travagliata. L’incipit riporta a quasi un decennio addietro: il primo disegno approvato (in via definitiva-esecutiva, per giunta) dal direttivo dell’ente montano prevedeva l'impiego di ben 3,5 milioni di euro e non fu, stante l’importo, finanziato dalla Regione.
In un secondo momento, in compenso, nell’ambito di un contributo connesso ad altro capitolo il governo Fvg destinò all’operazione i sopra citati 2 milioni: il previsto caseificio sarebbe stato funzionale, in primis, alla latteria sociale di Cividale, che si sarebbe trasferita nella zona produttiva di San Pietro al Natisone; ne avrebbero beneficiato, ovviamente, pure il territorio delle Valli e quello della vallata dell’Isonzo, in virtù di uno specifico accordo Interreg. Il programma originario, però, andava necessariamente rimodulato: cosa, questa, «mai avvenuta».
Morale: salvo sprint miracolosi, i fondi andranno persi per scadenza dei termini.
«È il fallimento - sentenzia Marinig - di un ambizioso ma nel contempo concreto piano di rilancio dell’economia locale. Negli anni ’90 c’erano interessanti prospettive per le Valli, nel settore agricolo. Si assistette, in quel periodo, a una rinascita della frutticoltura: la produzione aumentò rapidamente di alcune migliaia di quintali, tant’è che si ritenne opportuno realizzare la struttura del centro agro-alimentare, per la conservazione e la commercializzazione diretta dei prodotti.
«Si puntava ad "abbracciare" pure la filiera lattiero-casearia, appunto... Purtroppo il panorama attuale è ben diverso e mette in cattiva luce l’operato dell’ente montano. Ci sono grosse responsabilità delle giunte regionali - colpevoli di un’ondivaga politica di riforma delle Comunità e del loro ripetuto commissariamento, che ha provocato danni finanziari e di funzionalità - e di certi amministratori locali, che pur reiteratamente sollecitati ad agire in maniera diversa hanno mandato in malora iniziative finanziate e avviate. Credo, per citare solo un esempio, che il contributo di un miliardo di lire per il lotto di completamento delle celle frigo e del centro agro-alimentare non sia mai stato attivato».
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