(Non) Si può fare
Sei un bravo attore? Impara a ballare. Oggi nessuno fa più il proprio mestiere. Nella vita e soprattutto in tv
di Gian Paolo Polesini
Fai quello che non sai e l’Italia esulterà. La confusione genera paradossalmente la quiete. Apparente, sia ben chiaro. Ma noi su questo teorema vivacchiamo da generazioni. Tant’è che quello bravo non è tanto ben visto. Mmm, potrebbe non essere governabile, ci siamo capiti? Vanno di moda il maneggione, il dribblone, il pesce lesso, l’incapace. Ecco, quest’ultimo poi è un re.
La tv, e qui volevamo arrivare, invece di contrastare la proliferazione della triste specie, la conforta. Con Si può fare offre lavoro alternativo a chi ne ha già uno. Il cantante deve fare l’equilibrista, l’attore l’illusionista, il musicista il ballerino. Per dimostrare cosa? Che tutto si può fare, va bene.
Allora perché, se fosse davvero così, i nostri politici non riescono a fare nemmeno il loro? Non sanno parlare in italiano, non riescono a scrivere una legge, continuano a spremerci con le tasse, sono soggetti programmati per rubare. Portateli in un talent, cavolo. Vuoi mai che qualche coach riesca a stravolgere la loro marmorea convinzione di essere intelligenti, saggi e giusti.
Conti raggruppa scampoli umani di spettacolo, sbenda tre mummie da archivio da far sedere in giuria (Baudo, Chechi e Lear) e ci sbatte di fronte gente bravissima sottopagata, rispetto ai vip di sicuro, obbligandoli a insegnare l’arte loro alla truppa.
I cantanti veri raramente cantano, meglio i dilettanti, gli attori veri raramente recitano, meglio i dilettanti; chiunque supera la barriera degli studi Rai e Mediaset sa di non poter esprimersi al meglio.
La cosa meno invasiva è ritrovarsi davanti a un fornello con una pentola sopra, magari con Cracco che ti insulta. L’apoteosi. Quindi. Chiamate l’idraulico se il televisore è andato in malora, un carpentiere se il cesso perde e un meccanico se dentro il frigo c’è la temperatura della Lapponia a dicembre.
Divertiamoci anche noi, vi pare? Oh, ecco.
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