Non ci sono giudici, il “processo amianto” rischia il nulla di fatto
Gorizia, ieri udienza filtro contro Fincantieri chiusa in soli 10 minuti. Incombono la prescrizione e l’età avanzata degli imputati
GORIZIA. «Il processo viene rinviato a maggio allo scopo di una miglior razionalizzazione delle risorse giudiziarie». L’udienza filtro del terzo maxi-processo amianto dura appena 10 minuti.
Sono le 12.45 quando, nell’aula 6, finisce prima di cominciare quello che per complessità delle indagini, sfondo sociale, numero di vittime e di imputati dovrebbe essere il processo più complesso da celebrare nel 2016 al Tribunale di Gorizia.
Condizionale più che mai d’obbligo perché senza interventi radicali di rafforzamento dell’organico di giudici penali a Gorizia la giustizia è destinata a chiudere.
Terzo processo amianto e quarto giudice. Questa volta tocca a Francesco Ferretti, recentemente cooptato dal presidente Sansone dal civile al penale. Solo che Ferretti non è legittimato a celebrare questo tipo di processo, ovvero un procedimento scaturito dall’udienza preliminare.
Sconsolate le pm Valentina Bossi e Laura Collini, che sulle indagini per le centinaia morti a causa dell’esposizione all’amianto hanno investito molto in fatto di risorse, tempo, competenze.
L’obiettivo del Tribunale è di poter riunire il terzo al quarto processo amianto. Il quarto è giunto all’udienza preliminare, già rinviata tre volte a causa di cavilli vari.
Il terzo maxi-processo amianto significa 17 imputati per omicidio colposo. Sono tutti ex presidenti, dirigenti, responsabili dell’Italcantieri, ora Fincantieri. Di questi 17 manca all’appello l’ex presidente Vittorio Fanfani, nel frattempo deceduto.
Le parti offese - tutti operai cantierini morti a causa di mesotelioma, patologia tumorale indiscutibilmente ed esclusivamente originata dall’esposizione all’amianto - sono 44. Solo in 13 casi i congiunti si sono costituiti parte civile.
Va ricordato che in sede extragiudiziaria Fincantieri provvede al risarcimento dei parenti delle vittime sulla base di un “listino”. Nei precedenti casi era di circa 100 mila euro alla vedova dell’operaio deceduto e 35 mila a ogni figlio. Ma stavolta ci sono stati casi di rimborsi molto più consistenti.
Tutti gli imputati - salvo rare eccezioni - sono stati già condannati per omicidio e lesioni colpose nei precedenti due processi, il primo del quale dovrebbe presto approdare in appello. Gli addetti ai lavori ricordano come in questo caso la prescrizione scatti dal settimo anno e mezzo dopo la data del decesso. In tale arco di tempo il procedimento penale deve aver percorso i tre gradi di giudizio.
Senza tanti giri di parole è assai improbabile che il terzo e quarto processo amianto possa essere celebrato in un arco temporale accettabile.
Incombe sia la prescrizione che l’età avanzata di molti degli imputati perchè il Tribunale di Gorizia senza interventi straordinari non è più in grado di funzionare e rischiano di arenarsi processi che toccano questioni di primaria importanza sociale come l’ambiente, la tutela dei lavoratori e la correttezza amministrativa.
Nella parte riservata al pubblico dell’aula 6 ci sono quattro persone: due giornalisti e una coppia giovane. Lei è Saida Fonzar, figlia di Tarcisio, cantierino di Gonars morto il 23 luglio del 2010 all’ospedale di Palmanova a causa del mesotelioma.
Accanto a Saida siede il compagno: «Questa non è giustizia, è una vergogna. È già la terza volta che veniamo al Tribunale di Gorizia per niente. Abbiamo assistito solo a rinvii, discussioni tecniche ma del processo nemmeno l’ombra. E mio padre è sotto due metri di terra a causa dell’amianto che in cantiere si usava a mani basse, senza nessun controllo, senza che nessuno dicesse nulla sulla pericolosità del materiale».
La signora Saida Fonzar è tra le 13 parte civili dei congiunti delle vittime, che in totale sono 44. Parte civili si sono costituiti anche l’Associazione esposti amianto di Monfalcone (avvocato Marin) e la Fiom-Cgil (avvocato Genovese).
A sorpresa è stata avanzata la costituzione di parte civile anche dell’Inail ma il giudice Ferretti ha rinviato al nuovo giudice la valutazione della richiesta. Come è noto non risulta tra le parti civili il Comune di Monfalcone e non c’è traccia neppure della Provincia di Gorizia, presente invece al primo processo e che incassò per danno d’immagine 106 mila euro.
Dal presidente Gherghetta ci aspettavamo una tensione morale diversa su questo problema. Men che meno è presente la Regione (era parte civile nel primo processo, 250 mila euro) che certo non vuole pestare i piedi a Fincantieri, azienda molto più che “amica”.
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