L'autopsia: Giulio è stato ucciso con un colpo alla testa
Le prime indiscrezioni sulle analisi per chiarire la causa della morte del giovane friulano al Cairo. La salma rientrata nel pomeriggio a Roma. Il ministro Orlando all'aeroporto: chiediamo piena collaborazione all'Egitto. Rilasciate le due persone fermate venerdì nell'ambito delle indagini sull'uccisione del giovane ricercatore. Il ministero dell'Interno egiziano: non si è trattato di arresti. La rete si torna a mobilitare con l'hashtag #JusticeForGiulio. Fiumicello, domenica lutto cittadino e fiaccolata: aderisce la comunità musulmana
ROMA. Il friulano Giulio Regeni, scomparso nelle strade del Cairo, sarebbe morto ucciso con un colpo alla testa dopo esser stato picchiato, probabilmente torturato.
L'esame autoptico all'istituto di medicina legale della Sapienza di Roma - al quale ha partecipato anche un consulente medico-legale nominato dalla famiglia del giovane - è complesso e richiede tempo lunghi ma i primi elementi, stando almeno alle indiscrezioni, sembrerebbero confermare quanto sospettato fin dall'inizio e, di fatto, escluderebbero definitivamente tutte le bugie raccontate finora: nessun incidente stradale, nessuna rapita finita male, nessun omicidio d'impeto.
Il corpo del ragazzo, abbandonato in strada all’aperto, presenta ovunque lesioni e abrasioni la cui natura è ancora oggetto di valutazione da parte dai medici legali ma che sarebbero compatibili con ripetute percosse. Sulle parti sporgenti del volto di Regeni, in particolare, sono evidenti alcune contusioni. Tracce di bruciature, invece, non sarebbero state individuate.
Il cadavere è stato sottoposto ad una tac, ad un esame tossicologico ed a radiografie. L'esame autoptico conferma al momento i primi risultati di quello eseguito in Egitto.
Anche il servizio di medicina legale egiziano ha «cominciato a esaminare campioni prelevati dal corpo» di Giulio Regeni e i «rapporti definitivi saranno completati alla fine del mese in corso»: lo ha annunciato, in dichiarazioni a media riprese da diversi siti egiziani, il ministro aggiunto della Giustizia per la medicina legale egiziano, Shabane el Shami.
[[(Video) L'arrivo della salma di Giulio Regeni a Fiumicino]]
L'arrivo della salma a Roma. Il volo Egyptair MS791 partito dal Cairo con la salma di Giulio Regeni è atterrato poco prima delle 14 all'aeroporto di Fiumicino. Ad accogliere il carro funebre che trasportava il feretro di Giulio Regeni giunto davanti al cerimoniale di Stato, con composto dolore, c'eranp i genitori: la madre Paola che ha salutato con un bacio il feretro del proprio figlio e il papà Claudio che ha rivolto un cenno di saluto indirizzato alla bara.
Presente tra gli altri il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Nella struttura dello scalo romano destinata ad ospitare capi di Stato e di governo, oltre al ministro della Giustizia Orlando, il senatore Pier Ferdinando Casini ed il responsabile dell'unità di crisi della Farnesina, Claudio Taffuri, si sono intrattenuti in una saletta per circa un'ora insieme con i genitori del giovane ricercatore ucciso.
«Sono qui per affermare il mio profondo cordoglio e quello del Governo e la vicinanza alla famiglia Regeni. Ma sono qui anche per affermare la volontà del Governo affinché sia raggiunta al più presto al verità e che sia fatta giustizia.
Lo ha detto all'aeroporto il ministro Orlando. «Per questo - ha aggiunto - chiediamo piena collaborazione alle autorità egiziane e chiediamo loro di agire con determinazione, trasparenza e rapidità.
[[(Video) Regeni, Orlando: "Chiediamo all'Egitto piena collaborazione e trasparenza"]]
Da parte nostra abbiamo assicurato da subito una disponibilità alla cooperazione: lo hanno fatto le forze dell'ordine presenti al Cairo e lo hanno fatto le nostre autorità giudiziarie impegnate per competenza alla ricerca della verità, nell'ambito dell'ordinamento italiano».
«Abbiamo conosciuto i genitori di Giulio: due persone splendide che nella loro dignitosa sofferenza sono un esempio per tutti gli italiani» ha detto invece Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri, lasciando l'aeroporto.
Manifestazione davanti all'ambasciata al Cairo. Un sit-in sul retro dell'ambasciata italiana al Cairo ha commemorato Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso nella capitale egiziana. Al raduno hanno partecipato circa 500 persone, inclusi molti giornalisti e uomini della sicurezza in borghese.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) Manifestazione per Giulio al Cairo]]
Tra le persone intervistate conoscenti di Regeni, attivisti per i diritti umani e civili, sindacalisti e almeno un noto politico e una scrittrice. Diversi anche i semplici cittadini venuti a testimoniare solidarietà all'Italia e alla famiglia di Regeni.
Alcuni portavano candele infilate in bicchieri di plastica per proteggerle dal leggero vento (ad un tratto è anche piovigginato) e fiori. Sono stati mostrati anche alcuni cartelli tra cui uno denunciava l'uccisione di oppositori egiziani. Mazzi di fiori, candele e lumini sono stati posti accanto al cancello posteriore della rappresentanza diplomatica italiana.
[[(Video) Il caso Regeni: il ricercatore trovato morto a Il Cairo]]
Giulio era preoccupato per gli amici egiziani. «Giulio era sempre più preoccupato dai frequenti arresti di giovani egiziani» da parte delle forze di sicurezza. Lo ha detto in condizioni di anonimato, un amico del giovane italiano presente alla cerimonia organizzata davanti alla sede dell’ambasciata italiana al Cairo. «Giulio è morto per una causa che ci riguarda tutti, la libertà di pensiero, di parola, di manifestazione».
«Ciò che mi fa più male - ha proseguito - è il pensiero che sia stato ucciso per l’amore che aveva per noi egiziani». Secondo l’amico, Giulio Regeni «non aveva alcun legame con alcun gruppo violento».
Venti sindaci domenica alla fiaccolata. Saranno una ventina i sindaci della Bassa Friulana che parteciperanno domenica alle 18 alla fiaccolata organizzata a Fiumicello per Giulio Regeni. Tra loro anche il primo cittadino di Marano Lagunare, Devis Formentin, accompagnato da alcuni assessori.
Anche Marano, come Fiumicello, è in lutto per la morte del giovane ricercatore dell'Università di Cambridge: la famiglia di Claudio, il papà di Giulio, è infatti originaria del piccolo paese lagunare, dove vivono ancora alcuni parenti tra cui un prozio del ragazzo.
«Ho appreso della triste notizia durante una riunione in Municipio - spiega Formentin -. I maranesi sono rimasti molto colpiti dalla vicenda, in molti conoscono il papà. Il lutto si unisce ad altri che hanno colpito profondamente in queste settimane il paese».
La vicenda degli arresti. Quanto agli arresti al Cairo, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha commentato: «A quanto risulta dalle cose sentite dagli ambasciatori e dagli investigatori italiani siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto e chiarito. Bisognerà lavorare e bisogna che il lavoro sia fatto insieme».
Sono state, intanto, rilasciate le due persone fermate venerdì nell'ambito delle indagini sull'uccisione di Regeni. Lo riferiscono fonti della sicurezza al Cairo limitandosi a sottolineare che si trattava di «sospetti» nei confronti dei quali non è stata formalizzata alcuna accusa che giustificasse un arresto.
«Anche se venerdì si era parlato di arresti, in realtà si trattava solo di fermi: come normale prima di una formalizzazione delle accuse», hanno spiegato al ministero dell'Interno egiziano sostenendo che la polizia sta agendo rispettando le norme. Le fonti non hanno fornito altri dettagli utili a ricostruire il loro profilo e i sospetti su un loro coinvolgimento nel caso.
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E intanto si è appreso che le forze di polizia stanno interrogando tre coinquilini di Giulio al Cairo, due uomini e una donna, nell’ambito delle indagini per chiarire le strane circostanze della scomparsa e della morte del ricercatore friulano.
Il mondo accademico inglese si mobilita. Commozione, ma anche voglia di verità. Il mondo accademico britannico, che Giulio Regeni frequentava da studente dell'Università di Cambridge, dove stava realizzando una ricerca sulla formazione di sindacati indipendenti nell'Egitto post-Mubarak, si mobilita dopo la morte del dottorando di Fiumicello.
A trasmettere la rabbia ed a farsi promotore delle richieste dei suoi colleghi e studenti è Neil Pyper, professore alla Coventry University, dove dirige la Scuola di Strategia e Leadership, con un intervento pubblicato prima sul sito The Conversation e questa mattina sul Guardian.
«Le università britanniche hanno da tempo adottato una prospettiva internazionale (...) producendo importanti ricerche scientifiche sin dalla metà del secolo scorso - scrive Pyper -. L'assassinio di Giulio è una sfida chiara e diretta a questa cultura e richiede una risposta».
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