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Avanti con la caccia: il Consiglio di Stato “congela” il Tar

La Corte ha confermato la sospensiva in attesa del merito. Soddisfatta la Regione, meno la Federazione e le riserve

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UDINE. La stagione venatoria può proseguire senza intoppi. Il consiglio di Stato ha infatti confermato la sospensione, disposta in via provvisoria dal presidente dello stesso tribunale, della sentenza con cui il Tar del Friuli Venezia Giulia a maggio aveva annullato il Piano faunistico regionale.

In attesa del giudizio di merito, la caccia può dunque proseguire indisturbata, mentre i contendenti - la Regione da un lato, Federcaccia e le riserve di Forgaria nel Friuli, Trasaghis e Ragogna dall’altro - si daranno appuntamento in aula. L’auspicio è che si arrivi al dibattimento in tempi brevi.

E se il presidente della Federazione della caccia fa sapere di esser pronto a depositare in settimana istanza di prelievo, finalizzata a sollecitare il giudice affinché anticipi l’udienza di discussione del ricorso, dall’altro l’amministrazione regionale incassa per ora il risultato.

«La terza sezione del supremo organo della giustizia amministrativa - si legge in una nota diramata ieri dall’ente - ha ritenuto che l’appello proposto dalla Regione contro la sentenza del Tar, che aveva accolto in primo grado l’istanza di Federcaccia e degli altri ricorrenti contro il Pfr, appaia assistito da fumus boni iuris. Ovvero che sussistano sufficienti presupposti per accogliere le tesi sostenute nell’appello».

«Il Consiglio di stato ritiene dunque sussistente - riferisce ancora la Regione - il danno grave e irreparabile generato dall’applicazione della sentenza del Tar, “tenuto conto delle presumibili conseguenze dell’interruzione della programmata attività venatoria in Friuli Venezia Giulia”».

Attività cominciata lo scorso 15 maggio, in virtù di alcuni provvedimenti già assunti dall’amministrazione regionale, quali i piani venatori distrettuali e i decreti di abbattimento, e che dovrebbe proseguire, salvo sorprese, fino alla fine di gennaio 2017. Come di consueto divisa in scansioni temporali.

Oggi la stagione è aperta infatti per la sola caccia di selezione a capriolo e cinghiale, ad agosto sarà la volta di cervo e camoscio, cui si aggiungeranno dall’inizio di settembre alcune specie migratorie per finire con gli ungulati.

Soddisfatto per l’accoglimento dell’istanza di sospensione l’assessore alla caccia del Fvg, Paolo Panontin, secondo il quale la decisione del Consiglio di Stato «riconosce in modo netto, da un lato, la correttezza del lavoro svolto dall’amministrazione regionale, e dall’altro l’effetto dannoso e prorompente per l’esercizio dell’attività venatoria che l’annullamento del Pfr avrebbe potuto arrecare. È tempo ora - conclude l’assessore - per una riflessione più serena e per un dialogo e una collaborazione che, non solo in questo ambito, si sostituisca finalmente alla pratica dei ricorsi continui».

La partita è però tutt’altro che conclusa. E se il rappresentante della cordata di riserve, Sandro Levan, liquida la decisione del tribunale «come una scelta attesa», speranzoso che alla fine il giudizio sia positivo e «che si possa andare a ridiscutere il piano», il presidente di Federcaccia Fvg, Massimiliano Viezzi, ammonisce Panontin: «Ricordo che la partita nel merito è tutta da giocare e noi partiamo, non dimentichiamolo, da una sentenza (quella del Tar) che ci dà ragione», annullando il piano faunistico regionale ritenuto dai giudici di Trieste illegittimo per difetto procedimentale e d’istruttoria.

Formalmente sospesa quella sentenza, il Consiglio di Stato dovrà ora dire la sua nel merito.

«Fin qui, lo ricordo, siamo stati in una fase meramente cautelare - rammenta Viezzi -. I giudici scrivono che in assenza della sospensione la caccia probabilmente dovrebbe chiudersi, nulla di più. Nel merito spero si esprimeranno in breve, credo - conclude il leader di Federcaccia Fvg - tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo consentendo così alla Regione, nel caso in cui dovesse essere confermata la sentenza del Tar, di fare tutti i provvedimenti necessari a garantire l’esercizio dell’attività venatoria prima del suo inizio a metà maggio».

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