«Quando il confine spaccava in due il nostro mondo»
DRENCHIA. Dalla Grande guerra ai giorni nostri, tutto ruota attorno al confine. «Nel secondo dopoguerra ci siamo ritrovati con i terreni finiti nell’ex Jugoslavia. Non potevamo coltivarli senza...
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DRENCHIA. Dalla Grande guerra ai giorni nostri, tutto ruota attorno al confine. «Nel secondo dopoguerra ci siamo ritrovati con i terreni finiti nell’ex Jugoslavia. Non potevamo coltivarli senza informare le guardie jugoslave. Dovevamo andare a Solarie, firmare un registro e poi risalire e proseguire di là. In totale erano 20 chilometri». Chi è nato e vissuto da queste parti non può dimenticare la storia del confine che spaccava il mondo in due. Sopra Drenchia, nella vallata che si chiude salendo, ci sono paesi dai nomi impronunciabili. Qui tutto e tutti parlano sloveno. Qui tutti ricordano anche gli anni dell’ex Jugoslavia governata dal maresciallo Tito. «Vede, qui c’era il confine presidiato dalle guardie jugoslave. Fino agli anni Settanta, abbiamo visto uccidere i fuggiaschi che dall’ex Jugoslavia tentavano di venire in Italia», racconta ancora un residente non senza soffermarsi sul fatto che lì, nonostante i divieti, il dialogo tra le guardie italiana e jugoslave riusciva comunque a farsi largo. «Non avrebbero potuto nemmeno scambiarsi un saluto, ma nel buio lo facevano».
Tanti gli aneddoti che ruotano attorno al confine che non c’è più. E là dove un tempo venivano tesi i fili spinati oggi si promuove il dialogo. Lo sa bene il presidente della Proloco Nediske Doline, Antonio De Toni, unica realtà italiana coinvolta nella rievocazione della battaglia di Caporetto organizzata nel centenario della Grande guerra. «Vogliamo far capire alle persone cos’era la guerra, vogliamo creare un patrimonio culturale per evitarla. Vogliamo trasmettere soprattutto la sofferenza umana subìta dai soldati senza sapere perché». Anche ieri De Toni ha accompagnato un gruppo di turisti lungo i pensieri della Grande guerra, sul comprensorio del Kolovrat.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Tanti gli aneddoti che ruotano attorno al confine che non c’è più. E là dove un tempo venivano tesi i fili spinati oggi si promuove il dialogo. Lo sa bene il presidente della Proloco Nediske Doline, Antonio De Toni, unica realtà italiana coinvolta nella rievocazione della battaglia di Caporetto organizzata nel centenario della Grande guerra. «Vogliamo far capire alle persone cos’era la guerra, vogliamo creare un patrimonio culturale per evitarla. Vogliamo trasmettere soprattutto la sofferenza umana subìta dai soldati senza sapere perché». Anche ieri De Toni ha accompagnato un gruppo di turisti lungo i pensieri della Grande guerra, sul comprensorio del Kolovrat.
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