Snaidero, slitta la decisione sul futuro dell’azienda
Riunione fiume, ma la famiglia non sceglie tra De Agostini e cessione ai cinesi. Il gruppo di Pechino ha 10 giorni di tempo per definire il suo piano industriale
di Maura Delle CaseUDINE. La fumata bianca non è arrivata eppure la giornata di ieri alla Snaidero di Majano è stata campale. Una di quelle che in azienda, o forse sarebbe meglio dire in famiglia, finirà segnata sul calendario. Dopo anni di distanza, non soltanto chilometrica, i quattro figli di Rino Snaidero si sono seduti attorno allo stesso tavolo in qualità di soci della Finsnaidero srl, la società che controlla Snaidero spa.
Edi, Elvia, Dario e Roberto ne fanno parte con pesi diversi: l’ingegnere, presidente del gruppo, vanta su tutti la maggioranza delle quote. Il passaggio è stato chiesto da Roberto, desideroso di conoscere l’esatto stato dell’arte di una trattativa che né lui né Dario hanno potuto seguire in prima persona non essendo componenti del consiglio di amministrazione della società. Iniziata alla 17, l’assemblea è finita poco prima delle 21. Interlocutoria, com’era ovvio che fosse in attesa del via libera definitivo (il primo c’è già) da parte del Cda di Snaidero spa alla proposta avanzata dagli investitori cinesi.
È utile ricordare che, quand’anche arrivasse, il placet sarebbe insufficiente ad avvallare la rivoluzione societaria. Ci vuole infatti l’ok di Finsnaidero e ancor più su di Esse srl, società dove l’ingegnere e la sorella vantano pari quote. L’accordo tra i due è dunque essenziale, quanto incerto. In Cda anche Elvia ha alzato la mano a favore dei cinesi, ma la sua posizione sembra essere più vicina a quella dei fratelli Dario e Roberto che guardano con favore al fondo Idea II di De Agostini per le maggiori garanzie industriali.
Il fondo ha infatti pronto il suo piano operativo e ha garantito la permanenza, il rilancio e lo sviluppo dell’azienda a Majano. Insomma, DeA sarebbe in qualche modo garanzia della friulanità dell’azienda, ma anche di una presenza familiare forte in società dove gli Snaidero deterrebbero il 49% contro la quota di controllo del 51% acquista da DeA.
Tutt’altri pesi sono previsti nella proposta binding dei cinesi che mirano al 91% lasciando a Majano soltanto il 9%. L’operazione che ha portato alla cessione del ramo franchising e alla rinegoziazione del debito ha dato all’azienda friulana produttrice di cucine una scossa positiva, ma insufficiente, nonostante gli investimenti e i notevoli sforzi della governance, a risollevarla dalla situazione di difficoltà. Da qui la decisione di affidarsi all’advisor Kpmg Corporate Finance per cercare un partner sul mercato in grado d’iniettare capitali e rimettere in marcia l’azienda.
Una realtà che vanta 70 anni di storia ed è tra i marchi più conosciuti del made in Italy all’estero. Dopo mesi di due diligence, di contatti, di relazioni con le banche, l’operazione ormai è giunta al capolinea. A un passo dalla conclusione.
Deve ancora fare i conti con le scatole societarie di famiglia e ancor prima con i crediti vantati nei confronti di Snaidero che le banche hanno ceduto al fondo Idea II. De Agostini tiene dunque in mano un piano industriale pronto all’uso e i debiti di Snaidero.
Avvantaggiato sulla carta, svantaggiato al tavolo del Consiglio di amministrazione. Come finirà è presto per dirlo, ma non servirà aspettare molto. I cinesi hanno tempo fino al 21 gennaio per definire il proprio piano nel dettaglio. Appena dieci giorni.
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