La battaglia di Aran, paladino dell'ambiente a 16 anni: "Giù le mani dal mio torrente, non vogliamo centraline"
Un ragazzo contro lo sfruttamento del rio Alberone a Ieronizza: «È il mio fiume, vivo accanto a lui da quando sono nato»
Leggendo quel post, Aran Cosentino ha avuto un sussulto: “No – ha pensato –, il mio torrente non si tocca”. È Iniziata così la battaglia contro l’impianto che la Sunex2 Srl di San Dorligo della Valle, vuole realizzare in quell’angolo di paradiso.
Aron compirà 16 anni a maggio, studia arte e fotografia al liceo artistico Sello, e da quando ha provato quel sussulto difende il luogo che dice di amare di più al mondo: «È il mio torrente – spiega –, vivo accanto a lui da quando sono nato».
Classico sguardo da ragazzino di montagna, Aran indossa la felpa con scritto «Alberone libero» e percorre il sentiero che porta al torrente con una padronanza che solo chi è nato in quel luogo incastonato nella valle che conduce al Matajur, può vantare. Indica la pozza dove si tuffava da bambino e il ricordo lo riporta in quella che era la sua piscina. «Meno del 2 per cento dei corsi d’acqua è in condizione di elevata naturalità e io – aggiunge – ho la fortuna di vivere accanto a uno di questi luoghi così preziosi».
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Era il 2017 quando Aran con l’aiuto dei genitori e dei cittadini (390 firmarono la petizione) schierati al suo fianco a Ierenizza e nella realtà virtuale del gruppo Facebook “Amici del torrente Alberone”, che è anche il nome del Comitato costituito dopo la lettura del post, vinse la prima battaglia.
Allora la Regione archiviò il progetto, ma chi pensava che la Sunex2 si arrendesse si sbagliava. Lo scorso novembre la Srl ha ripresentato la richiesta di procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) ed Aran era sempre lì, davanti al suo computer: «Avevo impostato Google alert», spiega candidamente indicando dal ponte di Ieronizza il punto di presa.
Se sarà realizzata, la centralina avrà una potenza nominale di 286,30 Kw, costerà 2.343.411 euro. Sarà un impianto soggetto al sovracanone annuo pari a 30,43 euro/Kw (8.712 euro) e al canone regionale 14,38 euro/Kw (4.117 euro). La struttura per la presa dell’acqua sorgerà a valle del ponte che nei pressi di Ieronizza attraversa il torrente.
La centrale di produzione, invece, è prevista a nord dell’abitato di Savogna. Qui sorgerà una struttura in cemento armato, a pianta rettangolare, con una copertura piana e incassata nel pendio naturale. L’intervento richiede sei mesi di lavoro. Entro il 12 marzo i cittadini e le associazioni possono presentare le osservazioni e le opposizioni al Servizio valutazioni ambientali, Direzione centrale ambiente ed energia, via Carducci 6, a Trieste.
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Numeri e cifre per Aran sono solo dettagli perché lui, con la freschezza dei suoi anni, va oltre il busness dell’acqua e le mancate ricadute economiche sul territorio. Lui e la madre, Monica Piano (il padre è scomparso dopo la prima battaglia), stanno raccogliendo altre firme: «Vogliamo difendere questo torrente perché qui, nel Duemila, abbiamo scelto di vivere».
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Monica e Aran amano questo posto. Guardano il letto del torrente, «nei periodi di piena l’acqua lo riempie tutto. Da qui a Savogna, nel tratto interessato dalla centralina – spiegano –, c’è il gambero di fiume, una specie tutelata dalla direttiva Habitat che non possiamo perdere». Chi abita da queste parti non vuole perdere neppure la musicalità dell’acqua che riempie di sonorità le loro giornate.
Con la stessa determinazione di un tempo, Aran e la madre hanno ricontattato gli ambientalisti e riavviato la campagna di sensibilizzazione: «Il presidente del Wwf, Alessandro Giadrossi, nei prossimi giorni, farà un sopralluogo, verrà anche una biologa. Presenteranno le osservazioni in Regione. Lo stesso farà Legambiente che ad Aran ha assegnato la bandiera verde. «Gliela consegneremo il 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua», assicura il presidente Sandro Cargnelutti, schierandosi al fianco del ragazzo che difende il torrente e la sua storia.
In queste valli l’acqua è sinonimo di sopravvivenza, lo confermano i resti dei mulini diventati mete turistiche. «È giusto produrre l’energia da fonti rinnovabili, ma il metodo è sbagliato. Non si possono fare centraline solo perché lo Stato assegna i contributi – sostiene Cargnelutti –, dal punto di vista energetico, la montagna friulana è sovrautilizzata». Legambiente ha chiesto a tutti i sindaci di aderire alla campagna organizzata per eliminare gli incentivi statali.
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Il Piano regionale delle acque tutela i corsi d’acqua alimentati da un bacino idrografico inferiore a 10 chilometri quadrati, ma questo non è il caso dell’Alberone. L’assessore all’Ambiente, Sara Vito, assicura che «la valutazione d’impatto ambientale è una garanzia in termini di compatibilità del progetto. Si è aperta una procedura, è ancora tutto da verificare».
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