Regione, le trattative nel Centrodestra: scambio con il Senato e il Fvg finisce alla Lega
L’ultima ipotesi è assegnare a Fedriga la candidatura alla presidenza della Regione, sfilandola a Tondo
UDINE. Un’altra girandola di nomi. Simboli che spuntano e vengono congelati. Ipotesi abbozzate e cancellate in un niente. È la giostra centrodestra che ha ricominciato a volteggiare.
Salgono e scendono i candidati alla presidenza del Friuli Venezia Giulia per il centrodestra e ne spuntano anche a loro insaputa. Perché la partita regionale si è incartata (maledettamente) con quella nazionale, dove il Fvg diventa moneta di scambio.
L’ipotesi dell’ultima ora è la candidatura a governatore di Massimiliano Fedriga, come ha chiesto il popolo del Carroccio a gran voce lunedì sera al “capitano” Matteo Salvini.
E Renzo Tondo? Silurato, sacrificato da Forza Italia alle logiche nazionali, per ottenere la presidenza del Senato, per far tornare i conti tra il giovane Matteo, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Ma l’intesa ancora non c’è e in regione molti rischiano di non riuscire a raccogliere le firme per presentare le liste.
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Valzer di nomi
Dopo la calata in Friuli di Salvini, che lunedì sera, 19 marzo, aveva chiesto ancora un paio d’ore per trattare con gli alleati, ieri mattina la girandola di nomi fa spuntare quello dell’ex sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni.
Lui, candidato a sua insaputa, sfuma nel giro di poche ore. Ma è un segnale per iscritti e simpatizzanti, cui tremano le vene dei polsi all’idea che si riparta con i nomi, con i veti e i contro-veti.
Carlantoni è invece la prova che Salvini e Berlusconi hanno rimesso in discussione l’accordo, quello che prevede alla guida della coalizione in Fvg un candidato espressione degli azzurri.
Salvini a Udine: "Tondo? Lasciatemi ancora qualche ora"
Nella partita i berluscones otterrebbero la presidenza del Senato. La Lega, invece, darebbe impulso alla colonizzazione del Nord, visto i governi a trazione leghista in Lombardia e Veneto, ma anche filo-leghista in Liguria con Giovanni Toti, e con le elezioni regionali in Piemonte alle porte, il prossimo anno.
Il carnico vacilla
È il primo pomeriggio quando Tondo appare saldamente in sella al centrodestra. Tanto che da Roma, nella prima mattinata, arrivano fogli e documenti per avviare la raccolta delle firme.
Sembra la normale conseguenza della telefonata di lunedì dal Cavaliere a Tondo, per rassicurarlo e caricarlo, «il candidato sei tu, andiamo avanti». Nelle carte c’è il nome del pretendente alla presidenza e il simbolo, Forza Italia Berlusconi con Renzo Tondo.
È il segnale, è fatta, sorridono i sostenitori del carnico e dicono a denti stretti gli antagonisti. E invece no. Ipotesi cancellata.
Fi sospende la raccolta di firme
Mentre Tondo è impegnato in un incontro organizzativo con Fratelli d’Italia, viene sorpreso dalla telefonata di Sandra Savino, deputata e coordinatrice regionale di Fi.
È lei ad avvisare il suo ex presidente che a Roma le carte si stanno rimescolando e che qualcuno dalla Capitale lo chiamerà. Tondo non si scompone. Chiude l’incontro, a fare passi indietro non ci pensa nemmeno, ritorna in Carnia e aspetta la telefonata con prefisso 06. Ma il suo cellulare non suona, non con chiamate da Roma.
Ira Fdi e il game over domenica
I più disorientati sono i patrioti. Loro la raccolta di firme l’hanno già avviata, con il nome di Tondo, ricominciare da capo potrebbe lasciarli fuori. Tanto che in Fratelli d’Italia c’è anche chi sospetta che il balletto sia creato ad arte per escludere il partito dalla corsa. Dev’essere l’esasperazione del momento.
Certo, il meccanismo non è semplice. La legge regionale prevede che servano almeno 4.750 firme per presentare le liste (con simbolo, candidati e contendente alla presidenza) nelle cinque circoscrizioni del Fvg.
Nel dettaglio, per Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste sono necessarie almeno mille sottoscrizioni a collegio e almeno 750 per la circoscrizione di Tolmezzo.
La scadenza per presentarsi con le carte in regola è domenica, a mezzogiorno. Bella grana. Fi, Fdi, Patto per l’Autonomia, le civiche di Sergio Bini e Furio Honsell devono raccogliere le firme, perché i loro partiti non sono presenti in Consiglio regionale. La Lega, invece, non ha obbligo di firme, come Autonomia responsabile (la civica di Tondo) e i Cittadini.
L’intesa che non c’è
Le carte si danno a Roma. E a dare le carte è Salvini. Nel tourbillon di telefonate e trattative ai contendenti indigeni viene dato ordine di aspettare. Aspetta Fedriga, di sapere se sarà o no candidato in Fvg o protagonista a Roma.
Aspetta Tondo, per avviare la campagna elettorale o di ricevere almeno le scuse. Nel pomeriggio sembra fatta. Salvini cede il Senato e ottiene il Fvg, Berlusconi porta a casa la seconda carica dello Stato e molla il Nordest. E invece è un falso allarme, l’ennesimo.
Savino non ci sta, Forza Italia così rischia di scomparire e ritorna al suo mantra: il candidato dev’essere azzurro, dev’essere il capogruppo Riccardo Riccardi. È il gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza. Altra girandola di trattative, perché l’accordo Salvini, Berlusconi, Meloni non c’è.
Ma l’azzardo (alto) è di lasciare a casa qualcuno, sotto le macerie di 4.750 firme da raccogliere. Al vertice romano convocato mercoledì 21 marzo, a mezzogiorno, sarà pronunciata l’ultima parola. Forse. Se qualcuno riuscirà a fermare la giostra centrodestra.
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