Sono senza stipendio lasciano la miniera
Tre dipendenti del Parco rinunciano al posto di lavoro. «Non venivamo pagati da mesi». Interrogazione della minoranza
Luciano PatatTARVISIO. Tre dipendenti che, lo scorso 20 aprile, lasciano il posto di lavoro. E altre voci che fanno scattare le preoccupazioni per il futuro del Parco internazionale Geominerario di Cave del Predil. Tanto è bastato alla minoranza consiliare per volerci vedere chiaro sul compendio della frazione tarvisiana che unisce, oltre alla cava dove fino al 1991 si estraevano piombo e zinco, poi riconvertita per visite turistiche, anche il Museo minerario e quello militare.
Facciamo un passo indietro. Un mese fa, tre persone decidono di licenziarsi: «Lo abbiamo fatto – confida uno di loro, che preferisce rimanere anonimo – perché da mesi non ricevevamo lo stipendio. Ora la questione è in mano ai sindacati. Tra noi dipendenti non c’erano problemi, ma vista la situazione il clima non era di certo dei migliori».
Dal 1° marzo 2016 la gestione è affidata alla coop Alea Scarl di Cividale del Friuli, che però nega intoppi nel percorso: «È vero che i licenziamenti ci sono stati e ci hanno colto di sorpresa, ma chi se ne è andato è stato rimpiazzato subito e l’attività è continuata in maniera regolare.
Purtroppo, con l’amministrazione comunale e i cavesi non sempre c’è stato un dialogo sereno», analizza Emanuela Castagnara Codeluppi, responsabile del sito: «Nel 2017 l’attività è cresciuta del 30% rispetto all’anno precedente, con un totale di 11.406 biglietti venduti, fra singoli e multipli».
La situazione è stata “intercettata” da Franco Baritussio e Isabella Ronsini (FdI – Vivi Tarvisio), che hanno presentato un’interrogazione al sindaco per sapere se risponda a verità la notizia di «alcune importanti disfunzioni nella gestione del Parco geominerario» e invitandolo a convocare urgentemente un incontro con il concessionario del servizio (affidato dal Comune), alla presenza dei capigruppo.
«L’obiettivo della nostra richiesta è costruttivo: far funzionare ciò che è giusto ed è bene che funzioni – spiega Baritussio –. Si è sempre parlato di rilancio di Cave del Predil in chiave turistica dopo la chiusura dell’attività mineraria. Vi è stato un momento in cui questa località vantava due musei aperti, un parco geo-minerario e un impianto sciistico per manifestazioni agonistiche».
Timori espressi anche da Stefano Floreanini di Rilanciamo Tarvisio: «Non c’è traccia di un progetto a lungo termine per ampliare il museo, non ci sono controlli e la dovuta rigidità nel far rispettare il bando di gestione, ma soprattutto ci sono gravi mancanze da parte del Comune che più volte ha messo in difficoltà chi gestisce».
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