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Così i "contaminanti ambientali" favoriscono l'obesità

Così i "contaminanti ambientali" favoriscono l'obesità
Acqua non controllata chimicamente, uno stile alimentare malsano e l’inalazione di inquinanti atmosferici possono avere un impatto sul sovrappeso della popolazione
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La scienza sta indagando un concetto innovativo sulle cause di obesità, studiando i contaminanti ambientali ovvero il cosiddetto “ambiente obesogeno”. Prove crescenti suggeriscono il nesso causale tra le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino (EDC) e le epidemie globali di obesità. La risultante di più fattori combinati e disposti come: l’acqua contaminata, uno stile alimentare malsano e l’inalazione di inquinanti atmosferici. Ciò è particolarmente preoccupante in considerazione del potenziale impatto dell'obesità sulle malattie croniche non trasmissibili, come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e i tumori sensibili agli ormoni.

Tutte queste sostanze inquinanti hanno come sito preferenziale di stoccaggio il tessuto adiposo che si comporta da organo endocrino producendo a sua volta ormoni e alterazioni ormonali. Il tempo di esposizione a queste sostanze tossiche è di fondamentale importanza. Può già cominciare nella vita fetale costituendo già un’ipoteca sull’obesità futura.  Studi in modelli animali hanno dimostrato che alcuni inquinanti ambientali sono in grado di favorire la differenziazione di cellule staminali in adipociti e quindi, di aumentare il deposito di lipidi in ciascuna cellula adiposa. Sono inoltre in grado di alterare i processi endocrini che regolano lo sviluppo del tessuto adiposo, ma anche fame e sazietà, scelta degli alimenti, spesa energetica a riposo e bilancio energetico. Tali inquinanti sono ubiquitari nell'ambiente, inclusi atmosfera, sedimenti, suolo, acqua e derivano sia da prodotti chimici industriali, come bisfenolo A e ftalati usati come componenti di imballaggi in plastica e altri prodotti di consumo, sia da fonti chimiche per l’agricoltura, come pesticidi, fungicidi, insetticidi, o erbicidi oppure ancora possono essere presenti in natura come i fitoestrogeni.

L'esposizione umana agli inquinanti avviene prevalentemente attraverso il consumo di acqua non controllata chimicamente ed anche cibo contaminato. Sono state riscontrate correlazioni fra diverse sostanze. I fitoestrogeni, ad esempio,  sono composti vegetali presenti in natura che si trovano in un'ampia varietà di alimenti, in particolare nella soia e comunemente noti come "estrogeni alimentari". Le proteine della soia sono utilizzate come sostituti della carne in hot dog, hamburger, salsicce e altri prodotti a base di carne o sono ampiamente disponibili come integratori alimentari per arricchire barrette energetiche, bevande sportive, alimenti per lattanti, cereali, imitazioni di latticini e gelati. A favore di questi alimenti ricchi di fitoestrogeni si descrivono benefici per la salute come: un ridotto rischio di osteoporosi, malattie cardiache, disturbi lipidici, cancro al seno e sintomi della menopausa. Tuttavia, a causa della loro analogia chimica con il 17-β-estradiolo, questi stessi fitoestrogeni interagiscono con i nostri recettori endocrini inducendo effetti alterativi estrogenici o anti-estrogenici.

Pertanto, paradossalmente anche i fitoestrogeni sono considerati inquinanti obesogeni per la loro capacità di causare effetti avversi alla salute. La genisteina che è un isoflavone della soia è obesogena. L’atrazina, erbicida grandemente utilizzato negli Usa, è in grado di danneggiare la funzione mitocondriale, inducendo insulino-resistenza e favorendo l’incremento ponderale. La tributiltina, ampiamente utilizzata nelle pitture per natanti, favorisce la differenziazione di preadipociti in adipociti. Fra gli organofosfati, si annoverano insetticidi, erbicidi e antielmintici (cioè i vermi). La prolungata esposizione a tali sostanze è in grado di alterare il microbioma intestinale dei topi, favorendo incremento ponderale e insulino-resistenza. Per quanto riguarda il glutammato monosodico, impiegato dall’industria alimentare per la preparazione di patatine, snack salati, cibi congelati e salse, studi su ampie popolazioni cinesi hanno dimostrato un rischio di sviluppo di sovrappeso 3 volte maggiore nei forti consumatori di tale sostanza. Inoltre, studi nell’uomo hanno dimostrato una associazione fra biossido di azoto, uno dei gas che maggiormente contribuiscono all’inquinamento dell’aria, e livelli circolanti di lipidi nei soggetti obesi.