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"Basta cani sui tavoli dei ristoranti": la protesta dei ristoratori delle colline del Prosecco

"Basta cani sui tavoli dei ristoranti": la protesta dei ristoratori delle colline del Prosecco
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Al bar o al ristorante con i cani? Si moltiplicano i problemi da Vittorio Veneto a Valdobbiadene, passando per Conegliano, le zone dove passano le colline Unesco e dove più forte è la pressione del turismo.

Si arriva al limite che ai tavoli vengono accompagnati anche gli animali, come protestano i ristoratori. «Gli animali da compagnia sono sicuramente amorevoli, ma ci sono anche delle regole da rispettare».

Antonella Secchi, direttrice di Ascom Vittorio Veneto, sta raccogliendo le segnalazioni di diversi pubblici esercenti associati che si trovano in spiacevoli situazioni con alcuni clienti che frequentano i locali con i cani.

«Io a casa ho quattro cani», commenta un ristoratore della Vallata (“per carità, niente nomi”), "perché amo gli animali. Ma non li porto mai al ristorante, e se lo facessi di sicuro non li terrei in braccio creando disagio agli altri commensali, tantomeno facendoli leccare i piatti dove poi mangeranno altre persone».

Raccontano, in associazione, che ai cani vengono offerti, magari sullo stesso piatto di seconda portata, i resti della carne. Oppure viene liberata dalla borsetta la vaschetta, con alimento specifico, e posata sul tavolo del ristorante, col cane tenuto in braccio. «Davvero un eccesso», sottolineano all’Ascom.

«Purtroppo», aggiunge Secchi, «in tanti casi ci si imbatte in una certa maleducazione: non appare giustificabile chi, in un locale aperto al pubblico, fa mangiare il proprio cane sul tavolo come un qualsiasi altro commensale, tenendolo in braccio e utilizzando ciotole proprie o addirittura piatti. Altri miei associati confermano che succede e che spesso capitano anche dei battibecchi con i clienti che vogliono farlo, senza pensare ai problemi di igiene. A casa propria ciascuno è libero di fare ciò che vuole, ma in un bar-ristorante a decidere è il gestore o il proprietario».

Il problema si aggrava nella misura in cui aumenta il numero dei turisti che frequentano le colline dell’Unesco, portando anche i loro cani.

Ma è consentita questa presenza nei locali pubblici? «In molti locali pubblici i cani sono ammessi», spiega Antonella Secchi, «in altri non lo sono e va subito fatta chiarezza, a partire dai termini. Un locale è “pubblico” se è dello Stato ed è accessibile al pubblico; un locale “aperto al pubblico” è un locale privato per accedere al quale il proprietario o gestore stabilisce proprie modalità, in forza del suo diritto di stabilire le regole di accesso a una proprietà privata, seppure aperta al pubblico.

In questo caso è dunque legittimo che un gestore decida se ammettere i cani o meno (con l’obbligo di esporre all’ingresso un visibile cartello che specifichi l’eventuale divieto), fermo restando che il cane non deve mai andare a contatto con gli alimenti, quindi non si può farlo entrare (né un cane né alcun altro animale) nei locali dove si preparano, manipolano, trattano e conservano gli alimenti. Il regolamento nazionale di Polizia veterinaria», continua Secchi, «prevede inoltre che i cani possano essere portati nei luoghi aperti al pubblico solo se sono tenuti al guinzaglio o se hanno la museruola, e devono averli entrambi quando sono condotti sui mezzi di trasporto pubblici o nei locali pubblici.

Il ministero della Salute ha anche validato il manuale della Fipe, nel quale si legge che è consentito l’accesso ai cani nelle zone aperte al pubblico di bar e ristoranti, a condizione che siano muniti di guinzaglio e museruola».

Articolo tratto dalla Tribuna di Treviso