Chapeau Alaphilippe Domina la volata e si prende la Sanremo
Il favorito attacca sul Poggio, ripreso da Sagan e dai big Resta a ruota e poi fulmina tutti allo sprint. Cimolai 22°
Antonio Simeoli;
Ha vinto il favoritissimo. Ha vinto un gran bel corridore, il francese Julian Alaphilippe, uno che d’estate al Tour de France vince le tappe alpine prendendosi la maglia a pois e, per molti suoi connazionali, potrebbe anche pensare di vincerla per davvero la Grande Boucle un giorno. Intanto, il fuoriclasse, fa incetta di vittorie. E la piattissima, o quasi, Milano-Sanremo, è un successo che vale una carriera. È stato impressionante il corridore della Deceuninck-Quick Step. Era il team da battere lo squadrone belga, e così è stato. La corsa si è decisa a 700 metri dalla fine del Poggio, l’ultimo strappo della corsa di 291 km, che i corridori hanno affrontato a una velocità folle.
Prima? Tre cose da segnalare. Le parole di Sagan alla partenza. Peter cosa speri oggi? Risposta dello slovacco tre volte iridato: «Chi visse sperando, morì ca...». Colorito, ma efficace. Come dire: la Sanremo non bisogna sperare di vincerla, ma andarsela a prendere con coraggio. È per questo che a fine corsa Sagan, quarto e battuto in volata dal francese (e dal belga Naesen, Ag2r, e dal polacco Kwiatkowski, Sky), è andato dal vincitore a fargli i complimenti. Secondo flash, triste. Sul Capo Berta un gruppo di tifosi pensa bene di accogliere i corridori, impegnati da ore in sella, con i fumogeni arancioni che poi oltretutto provocano un incendio. L’idiozia al potere. Terzo flash, tutto per Fausto Masnada dell’Androni di Gianni Savio, in fuga dal km 6 e ripreso poco prima del Poggio. Ecco il Poggio, il trampolino. Stybar fa un’andatura folle per Alaphilippe, dietro il compagno di squadra Elia Viviani, designato per lo sprint di gruppo, si stacca. Alaphilippe attacca forte. Gli vanno dietro Sagan, Kwiato, l’iridato Valverde (Movistar), quello europeo Trentin (Mitchelton). Poi arriva anche Vincenzo Nibali (Bahrain) in discesa. Di nuovo sull’Aurelia a 1,5 km dal traguardo Trentin scatta. Ripreso. Tutti allora pensano a Sagan per lo sprint, a 500 metri Matej Mohoric, compagno di squadra di Nibali, rovina i piani allo slovacco, che nonostante la classe immensa la Classicissima l’ha solo sfiorata finora. Alaphilippe, che s’era accucciato alla ruota del trenino, irrompe con una potenza mostruosa e vince a braccia alzate. Alla fine è commosso. Mentre il massaggiatore friulano Yankee Germano lo abbraccia arrivano i compagni di squadra. Pure Viviani. «Mai avrei sognato un giorno così - spiega commosso - la squadra è stata fantastica, mi ha protetto come si fa con un velocista». Gli italiani? Nibali, dopo il capolavoro 2018, ha onorato il numero uno che portava sulla schiena con una gara gagliarda; Trentin, decimo, forse avrebbe potuto giocarsi le carte allo sprint, perché al Tour quei big li ha già battuti in carriera. I friulani? Nel vivo della corsa Davide Cimolai (Israel). «Sono finito nel secondo gruppo, 22°, ho perso il gruppetto dei migliori sul podio, mi è mandato un attimo, ma mi sono trovato senza compagni di squadra. Comunque sono soddisfatto». Ma chapeau Alaphilippe. Lo rivedremo alla Freccia Vallone e alla Liegi, percorsi opposti alla Sanremo, possibilità di vincere identiche. Perché ieri in via Roma ha vinto un campione. —
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