Il sequestro de “I Quarti di Luna” Per ore sul soppalco del fienile
Lucia Burello
Rocco Burtone
Nel profondo Friuli anni Sessanta, ben lungi dall’essere la Mecca della mondanità, le band praticavano uno sport estremo: accaparrarsi gli ingaggi. Una lotta darwiniana, oseremo dire, che obbligava i musicisti ad adattarsi a ogni condizione logistica e climatica!
Siamo nel 1968 e per il veglione di San Silvestro “I Quarti di Luna” vengono assoldati da un oste di Muris di Ragogna. Un colpaccio! Così, Roby Martinis, Bruno De Biaggio, Ruggero Borghese e Stefano Baldissera, quattro Quarti che insieme irradiano luce come un plenilunio, raggiungono “Ruvigne” trascinandosi appresso il fisarmonicista Fausto Lavaroni, un ghiotto boccone da dare in pasto ai feroci fan della polka saltata. Giunta sul posto, la band scopre con malcelato disappunto che l’osteria è bandita ai musicisti e che il parterre a loro disposizione si trova nella stalla di fronte; naturalmente “per gentile concessione” dei bovi.
Ma la sorpresa peggiore è il palcoscenico ovvero: l’alto soppalco che ospita il fienile, raggiungibile soltanto da una insidiosissima scala a pioli. Ma come si dice: niente ferma la musica e un vero Beat non si perde d’animo! Immersi nella pungente fragranza dello stallatico, dopo due ore di manovre pesanti con corde, paranchi e carrucole, i musicisti hanno finalmente sistemato gli strumenti, lasciandosi cadere a terra esausti. Ed è a questo punto che l’oste minaccioso li obbliga a iniziare l’intrattenimento: «Non vi pago per dormire!». E mentre i beat “attaccano” con il loro blasonato repertorio, l’oste della malora, quatto quatto, toglie la scala dal fienile: «Cumò o vês di sunâ dute le gnot!» bofonchia sadicamente dileguandosi. Il sequestro lampo dura otto ore. Una prova di resistenza memorabile! Alla fine del gran veglione, nelle ultime sfilacciate ombre della notte i musicisti, digiuni e pericolosamente disidratati, si muovono come zombi caricando l’armamentario. Non si può dire che la paga fosse valsa la pena, ma così va la vita del Beat! Il furgone, tossicchiando, finalmente si allontana, mentre la pallida alba a oriente è una carezza lieve sui monti di Ragogna che, pensa qualcuno sonnecchiando sul vetro del finestrino, nulla hanno da invidiare agli altopiani della California. —
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