L’arte graffiante di Kentridge una mostra sul tema della giustizia
elena commessatti
È successo a Udine: William Kentridge è passato di qui. L’artista ha presenziato, venerdì scorso, all’inaugurazione di “Waiting for Kentridge”, a cura di Paola Bristot e Andrijana Ružić, la rassegna a lui dedicata, ospitata nel Moroso design outlet di Tavagnacco. Un evento con il colore dell’eccezionalità che ha portato il più che famoso artista sudafricano - un gigante dell’arte contemporanea - proprio qui, in queste terre. Gran stile, sciarpa gialla, un viso dalla fisiognomica indimenticabile, Kentridge, seduto su un divano Moroso, ha così ironizzato: «Finalmente una mostra dove mi posso sedere, invece di dover guardare le mie opere in piedi». Ed è vero, che nell’incanto di uno spazio speciale come il Moroso design outlet, (come speciale è il lavoro di Patrizia Moroso, art director, nell’intreccio tra design e arte contemporanea), più di 500 persone hanno potuto partecipare all’esordio di “Waiting for Kentridge”, la rassegna monografica dei suoi film, datati 1975-2020, nell’ambito del “Piccolo festival dell’animazione”, che si svolge in tutta la regione fino al 27 novembre (www.piccolofestivalanimazione.it).
La mostra resterà aperta fino al 10 dicembre (da martedì al sabato 17-20 e le domeniche 21 e 28 novembre 17-20) ed è stata realizzata, tra gli altri, in collaborazione con Galleria Lia Rumma e Studio Kentridge.
Lo spazio Moroso è perfetto per far vivere i dodici film scelti per il racconto, dal corto “Sonnets” (2012), dedica di Kentridge ai poeti Shakespeare, Hopkins e Heaney, che evidenzia il suo modo di lavorare intrecciando letteratura e musica attraverso la poesia di animati dizionari, fino a “City Deep”, 9 minuti e 41 secondi in Hd, datati 2020, con la musica di Nhlanhla Mahlangu, una colonna sonora profetica, che evoca il declino della Johannesburg Art gallery, ricordata dall’artista com’era nei suoi giorni d’infanzia.
Kentridge è nato a Johannesburg nel 1955 da una famiglia di avvocati di origine ebrea che ha difeso grandi esponenti sudafricani che lottavano per i diritti dei neri, come Nelson Mandela, Steve Biko e Albert Lutuli. Il messaggio politico e il tema della giustizia sono infatti alla base dei suoi lavori graffianti e poetici, vivi nello straordinario utilizzo di tantissime tecniche. Attraverso la contaminazione di espressioni artistiche (film d’animazione, sculture, arazzi, video installazioni, performance, grafiche e disegni), Kentridge riesamina i problemi legati alla società contemporanea: migrazione, razzismo, memoria e oblio, riesame critico della storia, il ruolo dell’arte e degli artisti di oggi. Ha realizzato le sue opere, audaci ed espressioniste, nel periodo successivo alla caduta dell’apartheid (1994) e da allora ha esposto nei musei e nelle gallerie mondiali più rinomate (MoMA e Marian Goodman gallery a New York, White chappel a Londra, Documenta a Kassel, Biennale di Venezia). Collabora inoltre con prestigiosi teatri d’opera, per i quali ha diretto numerose opere e realizzato scenografie (“Il Naso” di Shostakovich, “Il Flauto Magico” di Mozart). —
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