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Istanza di fallimento per la Domenis

La storica distilleria porta i libri in tribunale. La produzione è ferma da una settimana e i 13 dipendenti sono a casa

1 minuto di lettura

CIVIDALE. La storica distilleria Domenis, attiva a Cividale dal 1898, ha portato i libri in tribunale. Dinnanzi all’obbligo di pagare all’Agenzia delle dogane oltre 10 milioni di euro l’azienda si è vista costretta ad alzare bandiera bianca.

Da una settimana la produzione è ferma. I 13 lavoratori sono a casa. Speravano in buone notizie. E invece ieri è arrivata la peggiore possibile: la dichiarazione di fallimento, figlia della sentenza emessa dalla Suprema Corte che ha visto soccombere Domenis nel lungo contenzioso con l’Agenzia delle dogane sulle accise non versate per l’alcol esportato in Estonia e Lettonia.

Ora, l’attesa è per la nomina del curatore fallimentare, cui spetterà un compito non facile. Oltre al fronte dei creditori da soddisfare, su tutti i lavoratori – che avanzano la mensilità di marzo e i primi giorni di aprile –, seguiti a ruota dall’Agenzia delle dogane, la curatela dovrà anche verificare la possibilità di riavviare la produzione per evitare la dispersione del portafoglio clienti.

Operazione non facile in mancanza della licenza – negata dal competente ufficio doganale - per l’attività di deposito fiscale di spiriti e del conseguente rilascio del codice d’accisa.

«Purtroppo – ha fatto sapere la titolare Cristina Domenis –, a seguito della sentenza della Suprema Corte di Cassazione, la società si è trovata in uno stato di insolvenza che non le ha consentito, malgrado i postivi risultati economici raggiunti, di proseguire nella gestione ordinaria». I soci hanno dato mandato all’amministratore unico di procedere alla presentazione dell’istanza di fallimento, depositata al tribunale di Udine.

«Una pretesa tributaria che vale cinque volte il fatturato dell’azienda e che non potrà essere soddisfatta nella sua interezza nell’ambito della procedura fallimentare, vissuta dall’imprenditore, assolto in sede penale, come ingiusta e iniqua – ha aggiunto Domenis –, rischia di mettere a repentaglio i posti di lavoro e l’indotto di fornitura sul territorio. Si provocherebbero, così, ulteriori danni al sistema industriale locale, privandolo di un’azienda dai buoni risultati economici e di un marchio storico e noto in tutta Italia e all’estero».

La notizia dell’istanza di fallimento ieri ha fatto il giro del Friuli ed è arrivata all’ufficio del sindaco di Cividale, Stefano Balloch, il quale ha dato voce al dispiacere dell’intera comunità: «L’azienda è una realtà storica per la nostra città e nell’ambito del comparto agroalimentare ha saputo, in oltre un secolo di attività, farsi un nome, andando ben oltre i confini nazionali e portando in alto anche quelli di Cividale e del Friuli Venezia Giulia», ha detto Balloch ricordando che tali risultati sono stati “il frutto di una tradizione di lavoro tutta familiare che contraddistingue tante grandi aziende della nostra terra».

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