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Di padre in figlio Stessa foto 10 anni dopo L’omaggio a Missinato

La città dedica una mostra all’indimenticato Aldo E da Torre arriva una singolare richiesta per Michele

1 minuto di lettura



Esisteva un tempo in cui le notizie non si apprendevano dallo schermo di uno smartphone. Un tempo in cui le foto non venivano scattate e postate, o condivise, con un semplice clic. Occorreva passare dalla pellicola, dallo sviluppo, dalla camera oscura e da un bagno acido.

C’era un uomo, in quel tempo, che alla fine condivideva, prima ancora che i giornali fossero in edicola, quelle immagini, rendendo la vetrina del proprio negozio uno schermo ante litteram del citato smartphone. Quell’uomo era Aldo Missinato, storico e indimenticato fotografo prima del Gazzettino e poi, per decenni, del Messaggero Veneto.

Oltre alla fedele Nikon, il “nostro” teneva in casa sei figli. Il più piccolo era Michele. La notte, quando succedeva un incidente, o un fatto di cronaca che ne richiedesse la presenza sul posto, Aldo si alzava, cercando di fare piano. Ma il piccolo si svegliava. «Che fai Michele? Vieni con me?». E lui andava. A volte. Covando inconsapevolmente il mestiere del futuro.

Dieci anni fa, il 10 febbraio 2009, Aldo Missinato scattò la sua ultima fotografia nella chiesa dei santi Ilario e Taziano a Torre di Pordenone. Ritraeva la festa per il cinquantesimo anniversario di matrimonio di Onorina Polesello e di Luigi Ros. Lei a lungo dipendente della Zanussi, poi Electrolux, a Porcia, lui panettiere emigrato in Svizzera e di ritorno in Italia, prima di lasciare l’impiego da Spadotto per la Savio. La coppia è raffigurata sorridente, con le figlie Fulvia e Liliana e gli altri familiari.
Aldo fece clic e poi chiuse per sempre con il suo mestiere e, due mesi più tardi, con la sua esistenza terrena.

Ieri, 10 febbraio 2019, Onorina Polesello e Luigi Ros hanno festeggiato il sessantesimo anniversario di matrimonio («sposandosi per la quarta volta – ha ricordato la figlia Fulvia –. Il giorno delle nozze, per il venticinquesimo, il cinquantesimo e il sessantesimo»). Luigi non ha voluto sentire ragioni: «Voglio Missinato». La famiglia ha deciso di accontentarlo e di assecondarne il desiderio. Così Michele, il figlio cresciuto, che ha ereditato il mestiere di Aldo, è andato, ha scattato, con gli occhi lucidi per il ricordo del papà, e ha raccontato.

È solo l’ultima delle vicende che lega la storia della città a quella dei Missinato. Pordenone dedicherà ad Aldo una mostra, che sarà inaugurata sabato 23 febbraio a Palazzo Ricchieri: una mostra su tutti noi. Noi che per l’obiettivo di Aldo, più o meno consapevolmente, siamo passati tutti e che ci ostiniamo a ricordarla, questa persona speciale, rimasta nella cronaca che prima ci raccontava con le immagini del suo obiettivo. —



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