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Lavori straordinari di restauro: Villa Manin resterà chiusa un anno

Avviate anche opere di consolidamento. Anna Del Bianco (Erpac): «Torneranno le grandi mostre»

2 minuti di lettura

CODROIPO. «Troppo grande e troppo ricca anche per un doge». La definì così Napoleone Bonaparte quando il 2 agosto 1797 fu ricevuto a Passariano per firmare il trattato di Campoformido. La vollero così grande per dimostrare il loro potere i Manin.

Oggi l’antico splendore della dimora che svetta tra le campagne del Medio Friuli è deturpato da macchie di umidità, infiltrazioni d’acqua diffuse, distacchi di intonaco, superfici annerite, lesioni nelle murature. Per farla ritornare la sede di grandi mostre internazionali - questo è l’obiettivo dell’Erpac, Ente regionale per il patrimonio culturale del Fvg che gestisce la villa ed è committente dell’opera- candidandola a diventare un punto di riferimento regionale della cultura erano necessari degli interventi di manutenzione straordinaria.

Il cantiere del primo lotto - terminato l’iter normativo - ora è stato aperto. Servirà un anno: entro la primavera del 2020 la villa riaprirà le sue porte.

Nei giorni scorsi sono infatti stati consegnati i lavori di restauro conservativo e di tipo strutturale (dopo aver ricevuto l’ok della Soprintendenza) per ridurre il rischio sismico dell’immobile.

Come riferito dall’architetto Roberta Cuttini, progettista e direttore dei lavori (dell’ufficio direzione lavori fanno parte per la parte strutturale l'ingegnere Marino Del Piccolo e per la parte restaurativa la restauratrice Claudia Ragazzoni con Rup l’ingegnere Paolo Stolfo), i cantieri si svilupperanno in più fasi e in varie zone visto che ci sono tre ambiti di intervento: sul corpo dello scalone monumentale Ovest, sul corpo dello scalone monumentale Est e sul corpo centrale corrispondente al salone.

Si inizierà con il consolidamento strutturale e con il restauro conservativo della facciata Sud e dei marmorini antichi utilizzando il metodo tradizionale a cui si affiancherà il restauro, già appaltato, delle 17 statue del coronamento e del pronao e delle superfici lapidee con la rimozione di tutte le parti non coerenti.

Si interverrà, quindi, prima con il consolidamento esterno poi con il restauro degli stucchi interni delle volte e degli apparati decorativi dei soffitti degli scaloni monumentali. In corso d’opera si interverrà anche sui serramenti della facciata per contenere i consumi energetici.

Nel sottotetto del corpo gentilizio centrale sarà installato dall’Ati Balsamini impianti srl e Valerio Sabinot l’impianto antincendio con spegnimento automatico (tipo “water mist ad acqua nebulizzata”) per il quale sono stati necessari dei preliminari lavori di trattamento anti tarlo e di pulizia dei solai. Dunque, ora si parte con il primo lotto - in cui opereranno le ditte di costruzione edile di Egidio Braidot di Lucinico e la ditta Esedra restauro e conservazione di Udine - che sfiora il milione di euro.

«Entro la primavera del prossimo anno – dichiara il direttore generale di Erpac Anna Del Bianco – la villa sarà riaperta e tornerà a diventare sede di grandi mostre. Non solo, il nostro obiettivo è quello di rendere lo stesso corpo gentilizio più visibile ai visitatori nella sua autenticità. Adesso siamo già al lavoro per fare in modo che villa Manin, appena conclusi i lavori, si animi durante tutto l’anno al di là delle grandi esposizioni».

E questo grazie al programma estivo degli eventi, ai nuovi allestimenti nel parco, alle attività che proseguiranno nella sala espositiva della barchessa di Levante (aperta in questo periodo come la sala delle carrozze, il book shoop e il parco) «potenziando il progetto delle residenze artistiche collocate nella foresteria con il master in fotografia che vorremmo portare stabilmente in villa». La villa «punta a diventare – conclude Del Bianco – con le sue enormi potenzialità un luogo multidisciplinare, “vivo” e culturalmente attivo che merita un’attenzione costante». Una villa che si risveglia con una maxi-opera che si svilupperà in più lotti. Per tornare a essere “grande”, non per un Doge ma per una Regione intera.

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