Nudo in strada sferra calci e pugni: non è in sé, prosciolto
Udine, riconosciuto il «vizio totale di mente» all’uomo che in giugno afferrò per il collo un’anziana e colpì passanti e agenti in viale Venezia
Luana de FranciscoUDINE. Non c’era con la testa. Quando, il 3 giugno 2018, un uomo di 55 anni scese in strada, in viale Venezia, completamente nudo e, dopo essersi esibito senza veli in una gelateria e avere sferrato calci e pugni a chiunque, tra automobilisti e passanti, gli si avvicinasse, afferrò per il collo un’anziana, costringendola a entrare con lui nel giardino della sua abitazione, non era capace d’intendere e di volere.
Quell’uomo, quindi, pur se chiamato a rispondere di violazione di domicilio, violenza privata, lesioni personali, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale (gli agenti della Volante che lo arrestarono), è persona non imputabile «per vizio totale di mente».
La sentenza di assoluzione è stata emessa dal gup Emanuele Lazzàro, che ha ritenuto tuttavia di applicare nei suoi confronti la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata minima di un anno, con la prescrizione di seguire il programma terapeutico predisposto dal Centro di salute mentale di Udine sud, di dimorare in orario notturno dalla madre e di astenersi dal compiere condotte antisociali.
Nel procedimento, celebrato con rito abbreviato su richiesta dei difensori, gli avvocati Federica Tosel e Luigi Francesco Rossi, 4 delle 6 persone offese si erano costituite parte civile, con l’assistenza legale, rispettivamente, degli avvocati Cristina Rainis, Annalisa Sandri, Raffaella Sartori e dell’abogado Alessandro Coluccia.
Nel discostarsi dalla richiesta del pm Claudia Finocchiaro, favorevole a sua volta al proscioglimento dell’imputato in forza del vizio totale di mente, gli avvocati Rainis e Sandri avevano invece insistito per la sua condanna e, quindi, anche per il risarcimento dei danni patiti.
La difesa si era invece opposta all’applicazione della misura di sicurezza, dichiarando «cessata la sua pericolosità sociale», come da consulenza del medico legale Vincenzo De Leo. L’istanza, dopo l’attenuazione della misura decisa lo scorso gennaio in sede di Riesame (con l’autorizzazione a dimorare dalla madre), è intanto approdata in Cassazione, dove la difesa punta al riconoscimento della libertà piena.
A determinare l’episodio della scorsa estate era stata una lite con la moglie. L’ennesima, in un contesto familiare di forte conflittualità, causata anche dall’importante psicopatologia certificata all’uomo. Una situazione comunque tutt’altro che irrecuperabile, come ha evidenziato l’avvocato Tosel, ricordando l’ultima relazione del Csm, che parla di «una condizione di pieno compenso sul fronte clinico». —
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