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Benedetti: ai politici manca la visione, preferiscono cullarsi sull’ultimo sondaggio

Il presidente della Danieli preoccupato per la delicata situazione italiana. «Servirebbe un Esecutivo con una maggioranza solida e seria. I politici devono guardare lontano, non al consenso immediato»»

2 minuti di lettura

UDINE. Visione del futuro. A lungo termine, non per capitalizzare l’onda effimera del successo o il sondaggio che premia l’ultimo discorso di piazza.

Gianpietro Benedetti, numero uno della Danieli, la più importante industria friulana, è scettico su come i partiti potranno risolvere questa crisi politica d’agosto.

Ed è preoccupato per l’economia italiana «perchè - dice - basta confrontare il Pil del nostro Paese dal 2000 a oggi con quello degli altri. Da allora siamo gli unici a essere arretrati, come il gambero.

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Hanno fatto meglio di noi perfino Grecia e Portogallo. Qua la questione non è se va bene o non va bene l’ultimo governo o il penultimo o Berlusconi. Il tema che nessuno ha affrontato è quello della modernizzazione».

Ingegnere ha seguito il dibattito al Senato di queste ultime ore?

«Avevo altro da fare, sono appena uscito (chiama in redazione alle 19) da una riunione di lavoro. Ma francamente non credo di essermi perso granchè».

Dal suo osservatorio, siamo messi così male?

«Ragiono da imprenditore, non da politico. A parte la dialettica fine a sè stessa dei vari personaggi, qua manca la visione d’insieme di cosa deve essere fatto».

Che cosa si deve fare allora per raddrizzare la barca?

«Serve un grande piano per i prossimi vent’anni e cambiare le regole. Investimenti pubblici su scuola e famiglia, sulle infrastrutture. Semplificare la burocrazia, ancora adesso l’Italia non non è uno Stato friendly (amichevole) nei confronti di chi vuole intraprendere.

E poi ristrutturare la spesa pubblica e limitare al massimo l’evasione fiscale, favorendo la competitività. La situazione è molto delicata, la politica da tempo immemore non affronta i problemi. Renzi aveva cominciato bene, ma poi sappiamo come è finita. Auspico che prevalga il buon senso».

Come?

«Mi affido alla saggezza del presidente della Repubblica Mattarella. Credo che possa dare una spinta positiva al sistema».

C’è chi dice “meglio un governo che andare a votare adesso, al buio”.

«Mah, da quello che si vede Pd e Movimento Cinque Stelle potrebbero avere i numeri alle Camere. Ma sono partiti con due visioni diverse, molto diverse. Non so se decideranno di affrontare seriamente le questioni di cui parlavamo prima.

Il voto ai Cinque Stelle, nel 2018, era stato per il cambiamento. Ma che cambiamento abbiamo avuto? Penso che ne verremo fuori solo se si troverà in Parlamento una maggioranza solida, compatta, che abbia un programma credibile su alcuni punti fondamentali. Ecco teoricamente sarebbe la soluzione migliore».

Che idea si è fatto di Conte, Salvini, Di Maio?

«Abbiamo avuto un’avventura con i due vice che hanno spesso prevaricato le funzioni del Premier Conte, si è andati avanti così con questa specie di “triangolo”. Di Conte devo dire che nell’ambito dell’Unione europea se l’è cavata».

L’orizzonte economico non è roseo. La Germania è ferma e Trump va alla guerra dei dazi.

«Ah certo la Germania è in un momento di difficoltà, ma loro potranno spendere per rilanciarsi, noi con il nostro maxi debito ce la sogniamo tale flessibilità. E meno male che in questi anni c’è stato Draghi alla Bce che ha caricato il bazooka. Guai se aumenta di nuovo lo spread.

Sui dazi tutto dipende da quando e come Trump vorrà trovare un accordo con la Cina, con la Russia e con l’Ue, ritengo prima delle elezioni del 2020. Ma in questi anni ha già ridotto il disavanzo commerciale degli Usa».

In tanti temono l’aumento dell’Iva, la mazzata finale per le tasche degli italiani...

«L’Iva è come un freno d’emergenza. Verrà tirato solo quando non si potrà fare nient’altro. Certo comporterebbe una gelata dei consumi e non va bene».

Servirà rimboccarsi le maniche, per uscirne.

«Manca la visione, manca la visione. I margini di manovra sono ristretti. Ma i politici devono guardare lontano, non al consenso immediato». —


 

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