Truffa milionaria alla banca prosciolti cassieri e direttori
Raffica di prescrizioni per la vicenda in cui un ex funzionario patteggiò due anni Una dozzina di colleghi era finita nei guai per non avere vigilato sulle operazioni
A ideare e realizzare la truffa era stato il loro collega Roberto Tomasino, che nel gennaio 2017, pur continuando a respingere l’accusa, scelse di patteggiare la pena e di chiudere la vicenda giudiziaria con l’applicazione di due anni di reclusione. Ma a rendersene complici, secondo la Procura di Udine, erano stati anche loro: una dozzina tra operatori di cassa e direttori di filiali della Cassa di risparmio del Fvg che, omettendo di vigilare sulle sue operazioni, gli avrebbero consentito di movimentare nel tempo, a proprio piacimento, quasi 1,4 milioni di euro dei suoi più facoltosi clienti. Depauperandone i patrimoni. Ora, il procedimento si è chiuso anche per tutti loro e senza alcuna ulteriore condanna.
Per una parte degli imputati, è stata la prescrizione a decidere l’esito del processo aperto nel gennaio del 2018 davanti al giudice monocratico Luca Carboni. L’accertamento processuale dei fatti, risalenti a un periodo compreso tra il 2005 e il 2012, è stato quindi superato dai termini fissati dal codice penale per la determinazione, nel merito, dell’esistenza o meno della contestata responsabilità. Già in quell’occasione, il giudice aveva così dichiarato il non doversi procedere nei confronti dei cassieri Francesca Anzolin, 46 anni, di Latisana, Arianna Giacometti, 50, di Lignano, Valeria Pizzoferro, 36, di Lignano, e Marco Mazzolo, 35, di San Vito al Tagliamento.
Poi, all’udienza successiva, la medesima sentenza per estinzione del reato era stata pronunciata su richiesta delle rispettive difese e della stessa pubblica accusa per i cassieri Roberta Blason, 45 anni, di Marano Lagunare, e Grazia Verzegnassi, 56, di Lignano, e per l’allora direttore della filiale di Lignano Sabbiadoro, Adriano Cicuttin, 66, di Udine. Il cerchio si era chiuso in dicembre, con la definizione delle rimanenti quattro posizioni, questa volta in virtù della remissione di querela da parte delle persone offese. Da qui, considerata la non procedibilità d’ufficio dei reati contestati - anche a loro, la truffa o, in alternativa, l’appropriazione indebita -, la dichiarazione del giudice Carboni di non doversi procedere anche nei confronti dei cassieri Marco Calabrese, 36 anni, di Cordenons, Katiuscia Piazza, 42, di Castions di Strada, Roberta Pinello, 44, di Castions di Strada, Ginevra Salierno, 49, di Cervignano del Friuli, e dell’allora direttore della filiale di San Giorgio di Nogaro, Osmar Cordenos, 65, di San Vito al Tagliamento.
L’inchiesta, coordinata dal pm Viviana Del Tedesco, era scaturita dalla denuncia sporta dalla madre dell’allora compagna di Tomasino, che era anche sua cliente e che, poco dopo la fine della loro relazione, si era accorta degli ammanchi. Il funzionario, oggi 47enne e residente a Cividale, era stato licenziato nel 2013.
Assistito dall’avvocato Giuseppe Campeis, l’istituto di credito aveva ritenuto di non costituirsi parte civile. «La banca ha deciso di seguire il procedimento, con la dovuta attenzione, nella pura veste di parte offesa – aveva affermato il legale –, avendo escluso, sulla base degli accertamenti interni svolti e di una propria valutazione degli atti di indagine penali, responsabilità dei dipendenti e, conseguentemente, di avanzare pretese risarcitorie nei confronti degli stessi». —
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