Disagio psichico tra adolescenti: c’è un buco nero nella legislazione
Il racconto della madre di una 17enne: «Mia figlia sballottata tra i reparti: mancano linee guida chiare»
Compirà diciotto anni a dicembre, Francesca. Da un anno a questa parte mente e corpo si sono impossessati di fantasmi sempre più frequenti, fragorosi, preoccupanti. «Disturbi del comportamento alimentare». «Disturbo dissociativo». «Binge eating». «Disturbo dell’umore». «Disturbo borderline», elenca una cartella clinica alta due dita. «Per cinque volte ha tentato di farla finita – racconta la mamma, costretta a fare i conti ogni giorno con una situazione ingestibile –. Per me è impossibile tenerle testa: ha una crisi ogni due-tre giorni. E per fortuna che i servizi sociali ci hanno messo a disposizione due educatori per i pomeriggi». Ma il problema s’allarga a macchia d’olio e accomuna centinaia di famiglie friulane: «La fascia d’età di mia figlia non è tutelata: è troppo grande per la pediatria, ma troppo giovane per la psichiatria». Un baco nell’organizzazione del sistema sanitario, che va a minare l’omogeneità del trattamento delle patologie psichiatriche in particolare tra i sedici e i diciotto anni. Inoltre, in Fvg non esistono centri di recupero e cliniche per la riabilitazione psichiatrica dedicate ai minori, costretti a emigrare fuori regione.
la storia
La mamma di Francesca ha scoperto nell’autunno di un anno fa, per caso, gli atti autolesionistici della figlia, all’epoca sedicenne. L’inizio di un calvario che non ha una causa scatenante chiara, visto che la ragazza non ha mai voluto spiegare i motivi che l’hanno portata a tentare ripetutamente il suicidio. «È stata ricoverata in Medicina d’urgenza due volte, poi presa in carico dal Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, dove si sono rifiutati di accoglierla una seconda volta. E poi al Burlo», racconta la donna, che non getta la croce addosso al sistema sanitario. «Anzi – precisa –. Abbiamo trovato ovunque disponibilità e sensibilità, con medici preparati e comprensivi. Ma non è facile gestire mia figlia in queste condizioni: per me è un problema anche recarmi a lavoro e meno male che cinque giorni a settimana ci sono gli educatori a casa».
il buco nel sistema
Il fatto è che il sistema sanitario regionale presta il fianco al delicato tema del trattamento dei disturbi psichiatrici negli adolescenti, troppo piccoli per essere inseriti in percorsi gestiti dai centri di salute mentale e spesso troppo problematici per essere accolti nei reparti di pediatria. Un problema evidenziato esplicitamente anche nel Piano Salute mentale 2018-2020 della Regione, in cui si evidenzia come «i servizi presentano articolazioni eterogenee, rendendo difficile una linearità nei percorsi di diagnosi, cura e presa in carico».
mancano i centri
Come spiega il presidente dell’Ordine degli psicologi, Roberto Calvani, «manca un atto aziendale che fornisca omogeneità ai servizi, in maniera tale che accesso e protocolli siano identici a Latisana, Muggia, Villa Santina e Pordenone». C’è un’altra questione spinosa, con la quale le famiglie si trovano costrette a fare i conti: l’assenza di centri di terapia e recupero per minori in regione. «Ci dobbiamo rivolgere al Veneto, con un esborso importante in termini economici», indica Calvani. Ogni minore in trattamento costa tra i 200 e i 400 euro al giorno. «Ma la cosa più grave è che in questa maniera viene meno la continuità assistenziale e terapeutica, con i ragazzi che perdono il contatto con gli operatori con cui sono stati a contatto per anni». Da qui un auspicio: «C’è da sperare che arrivino quantomeno le linee guida per l’accreditamento delle strutture: qualcosa in Regione si sta muovendo – conclude –, speriamo che a stretto giro arrivino le risposte».
la rete che non c’è
Risposte che attendono tante famiglie friulane. Nel 2015 (anno dell’ultima rilevazione elaborata) sono stati 195 i minori ricoverati nel reparto psichiatrico di diagnosi e cura a Udine, con un incremento dell’80 per cento rispetto all’anno precedente. «Purtroppo – conclude la mamma di Francesca – non esistono neppure associazioni in grado di supportare i familiari e i ragazzi stessi. E manca anche una rete tra genitori e parenti degli adolescenti alle prese con disturbi psichici e problemi comportamentali». —
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