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L'odissea del nuovo ponte sul Torre: un tubo su tre andrà sostituito. E c'è lo spettro dei tribunali

Il cantiere fermo da più di un anno: gli elementi in acciaio sono risultati inadatti. In ballo un fallimento, la Regione a caccia dei responsabili

3 minuti di lettura

CHIOPRIS VISCONE. Il nuovo ponte tra Chiopris e Nogaredo, lungo la Palmarina, non sarà demolito. Per arrivare al suo varo, tuttavia, servirà una massiccia opera di sostituzione degli elementi d’acciaio che compongono lo scheletro su cui già poggia parte dell’impalcato. Elementi che, come certificato dall’Istituto italiano Saldatura, sono risultati non conformi per problemi legati alla resistenza e alla durezza dei materiali. Pochi giorni prima del Natale di due anni fa uno dei tubolari si era improvvisamente rotto, costringendo gli operai della Icop di Basiliano a interrompere ogni attività di cantiere quando era stata ormai gettata metà della soletta del ponte.

Niente demolizione

La soluzione, come confermato dalla struttura commissariale per la Terza corsia (che funge da stazione appaltante), sarà sostituire «circa un terzo dei tubolari, mentre sono risultati conformi sia le lamiere sia gli angolari utilizzati per l’impalcato».

Pertanto, l’intervento di sostituzione sarà certamente importante «ma non comporterà lo smontaggio e il rimontaggio completo dell’intero manufatto – spiegano ancora i referenti della struttura commissariale –. Sulla base dei risultati ottenuti sarà quindi possibile individuare con precisione i tubolari non conformi e quindi l’impresa alla quale sono stati appaltati i lavori potrà provvedere alla loro sostituzione». Icop già all’inizio dello scorso anno aveva provveduto a effettuare dei test di stress su altri quindici elementi d’acciaio, presentando ancora l'11 ottobre un dettagliato progetto di sostituzione di quelli danneggiati al direttore dei lavori, Alberto Robba.

Perizie incrociate

Il cantiere è destinato tuttavia a restare fermo ancora per qualche mese, in attesa che si pronuncino i consulenti tecnici nominati dal Tribunale di Trieste, che ha voce in capitolo sul fallimento della Omba, l’azienda vicentina che aveva venduto a Icop gli elementi in acciaio. La perizia, di cui si stanno occupando il professor Roberto Scotta dell’Università di Padova e l’ingegner Roberto Roberti dell’Università di Trieste, dovrebbe essere depositata non prima di aprile.

Difficile dunque che venga rispettata la deadline dei 24 mesi prefigurata dalla Regione nelle scorse settimane: servirà più tempo, anche perché le lavorazioni, come confermato dal titolare della Icop, Vittorio Petrucco, saranno particolarmente delicate. «Si tratta di neutralizzare il carico, sollevando l'impalcato con dei martinetti idraulici e procedere quindi alla sostituzione del tubolare: un procedimento senza dubbio complicato».

Cantieri e tribunali

«Per quanto ci riguarda – spiega l’assessore regionale alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti – l’importante è che il ponte venga consegnato pienamente integro, nuovo, senza problemi legati alla stabilità e alla sicurezza». A dicembre, in aula, il componente della giunta Fedriga aveva spiegato a chiare lettere che «la Regione non metterà un euro in più sull’opera: saranno accertate le responsabilità per quanto accaduto e chi sarà ritenuto responsabile dovrà farsi carico delle spese».

Già, le responsabilità. Sulle quali dovranno esprimersi con tutta probabilità i tribunali, se Icop e Autovie (a cui fa riferimento la delega commissariale) non troveranno il punto d'incontro dopo il grande freddo di questi mesi, caratterizzati da un rimpallo di responsabilità legato all'attività di controllo esercitata sull'integrità dei materiali utilizzati per la struttura metallica del ponte.

Un'opera stregata

Progettato all'inizio del Duemila, nell'ambito degli interventi per il miglioramento della viabilità tra Palmanova e il distretto della sedia, il nuovo ponte sul Torre, doveva essere pronto nel luglio del 2019. L'infrastruttura poggia su 14 piloni e due spalle ed è lungo 665 metri, caratterizzato da una struttura reticolare metallica che nelle idee dei progettisti avrebbe dovuto contribuire a esaltarne la trasparenza e con una soletta in cemento armato. A lavori ultimati, la piattaforma stradale avrà  una larghezza di 10,50 metri e sarà corredata da un lato da un marciapiedi di 1,5 metri e dall’altro da una pista ciclabile larga 2,85 metri.

La larghezza complessiva dell’impalcato sarà invece di 15,80 metri. Nella sua parte inferiore il ponte accoglie l’attraversamento del nuovo acquedotto Cafc, le fibre ottiche e le linee telefoniche ed elettriche. Da rivedere nettamente al rialzo le stime dei costi, inizialmente stimati in13 milioni: l'intervento di sostituzione farà lievitare la spesa di qualche milione. A cantiere ultimato il vecchio ponte, tuttora in uso e costruito negli anni Sessanta, sarà demolito.

I controlli sul ponte del Natisone

L’altro manufatto sul quale in questo momento sono in corso una serie di indagini tecniche per comprendere il suo stato di salute è il ponte tra San Giovanni al Natisone e Manzano, lungo la regionale 56, di competenza di Fvg Strade.

Le analisi sui calcestruzzi e i carotaggi sulla qualità del materiale in corso di esecuzione sono propedeutici alla redazione di un progetto di riqualificazione dello stesso, nell’ambito della progettazione del terzo lotto del collegamento Palmanova-Manzano, per il quale è in corso la progettazione definitiva da parte del Commissario delegato.

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