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Sempre meno nati in Carnia: persi altri 409 residenti

Il bilancio demografico del 2019 ha chiuso a quota 37.143, inclusa Sappada. A subire il decremento maggiore i comuni più grandi, da Tolmezzo a Paularo

2 minuti di lettura

TOLMEZZO. La Carnia nel 2019 ha perso 409 abitanti. Secondo i dati Istat fra questi 370 – pari al 90,46% – derivano da un saldo naturale (differenza tra numero di nati e numero di morti) negativo, ma un 9,54% è dettato da un maggior numero di cittadini che se ne sono andati dai Comuni rispetto a chi invece è arrivato (saldo migratorio) specie da altri comuni, in minima parte dall’estero.

Nei 37.143 residenti carnici con cui si è chiuso il 2019 è inclusa Sappada, uno dei pochi centri che ha aumentato i suoi abitanti (+9) e questo nonostante il saldo naturale negativo (-14), che però ha recuperato con gli arrivi.

CHI SALE

Meglio di tutti ha fatto Preone, il più piccolo paese della Carnia: a sorpresa registra un bel +16 (fa meglio persino di Sappada), solo in minima parte legato a un saldo naturale positivo (che è già gran cosa nei paesini), segno che anche i centri più piccini sono appetibili, come dimostra anche Raveo, che incassa un +7 nonostante il saldo naturale di –6.

In diversi Comuni (Zuglio, Verzegnis, Treppo Ligosullo, Forni di Sotto) il saldo migratorio positivo quanto meno attenua il segno meno complessivo. Enemonzo guadagna ancora residenti, nonostante il saldo naturale negativo. Segno più anche per Enemonzo, Verzegnis, Zuglio e Villa Santina (la quale si ferma a un +1, ma recupera un saldo naturale di –18).

CHI SCENDE

In Carnia i numeri più negativi li registra il comune di Paularo: con un pesante –84 (di cui secondo i dati Istat 35 per saldo naturale negativo, ma il –49 per saldo migratorio) al 31 dicembre si è fermata a 2.457 abitanti. Seguono Tolmezzo con –79 (recupera almeno in parte, un saldo naturale che era di ben –94, ma perde ben più residenti del 2018), Paluzza con –63 (pesa assai un saldo naturale di –47), Ovaro con un –32.

Se si eccettua Villa Santina, tutti i Comuni più popolosi della Carnia perdono residenti (anche Arta Terme registra un –8, seppure sia diventata più abitata di Paluzza), non arginano più lo spopolamento e se il calo di nascite e l’indice di anzianità della popolazione fanno la parte maggiore, c’è da dire che c’è anche chi se ne va a vivere altrove. Lauco registra un –29, un numero in gran parte dovuto a cittadini che se ne sono andati.

SI VA VIA PER LAVORO

Daniele Di Gleria, sindaco di Paularo, indica il lavoro come molla principale che ha costretto tanti suoi residenti ad andarsene nel 2019 dalla Val D’Incarojo. «Molti – spiega – hanno trovato lavoro lontano, diversi addirittura all’estero. Servono più opportunità occupazionali fino a Tolmezzo.

Ai nostri giovani, molto radicati a Paularo, non pesa fare il pendolare, ma quando si comincia ad avere famiglia e a dover scendere ben oltre Tolmezzo, subentrano altre valutazioni. Il problema riguarda ormai anche centri più grossi della Carnia.

Bisogna fare assieme di più a livello di Carnia: se i giovani trovano lavoro qui, restano. Bisogna anche migliorare la ricettività turistica perché crea posti di lavoro. Quest’estate tanti turisti ci hanno scoperto, rimanendo incantati dal nostro territorio: la montagna ha più margini per i distanziamenti e ha tanto da offrire. Diviene un’opportunità per i nostri giovani.

Il turismo legato agli alpeggi e rifugi porta beneficio anche a valle. Gli amministratori in Carnia devono lavorare assieme. A Paularo c’è stato molto turismo questa estate. È un segnale da cogliere per crescere». –

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