Bugno, la corsa e quel ricordo del tricolore ’91 a San Daniele: «Nibali deve crederci ancora»
UDINE. Uno scatto sul Monte di Ragogna, di quelli suoi, di quelli che l’han fatto diventare uno dei corridori più forti della stria del ciclismo, amatissimo (e odiatissimo) dai tifosi. Perché Gianni Bugno aveva una classe fuori dal comune e, lo ammette anche lui stesso, avrebbe potuto vincere molto di più di quello (tanto, argenteria pesante, s’intende) che ha vinto in carriera.
Ora fa il commentatore Rai, è la spalla del telecronista Andrea De Luca. Per anni ha pilotato l’elicottero delle ripresa tv. È il presidente mondiale dell’Associazione corridori professionisti. Come dire, esperienza da vendere.
Bugno, che Giro è stato finora?
«Per adesso non ha detto ancora nulla. Sì, belle le vittorie di Ganna, tanti i giovani che si stanno mettendo in mostra, ma i giochi per la maglia rosa di Milano devono ancora iniziare e tanti sono i corridori che possono ancora spuntarla».
Il menù dei prossimi giorni poi sembra ricco...
«Tre tappe di montagna una in fila all’altra, perché anche quella di oggi che porta a San Daniele è una frazione tosta, poi Madonna di Campiglio col Bondone e giovedì, se il tempo regge, lo Stelvio. Quindi la tappa del Sestriere sabato e, domenica, come se non bastasse la crono finale di Milano. Ripeto: può ancora accadere di tutto».
Anche Nibali può ancora vincere?
«Certamente. Vincenzo ha classe, può ancora rovesciare la situazione, è vero, ha quasi 3’30” di distacco, ma proprio il fatto di aver perso terreno a cronometro e domenica a Piancavallo e essere scivolato dietro in classifica, potrebbe dargli quella libertà di azione in gruppo che potrebbe essere anche decisiva».
Non sono troppi, appunto, 3’29” dalla maglia rosa?
«Con quelle montagne in arrivo no, e poi Froome nel 2018 aveva uno svantaggio più ampio da colmare, ma è riuscito a ribaltare il Giro in un paio di mosse e a tre tappe dalla fine».
Facciamo l’avvocato del diavolo: Vincenzo ha 35 anni suonati e la Trek-Segafredo sembra tutt’altro che imbattibile...
«Fermi là. L’età non c’entra nulla, anzi. In un finale del genere, con queste montagne, col freddo e forse la neve in arrivo, l’esperienza conterà moltissimo e Nibali ne ha tantissima. La squadra? È vero, la Trek ha perso pezzi importanti, ma ricordate cosa è successo al Tour soltanto un mese fa con Pogacar che ha ribaltato tutto senza una squadra».
Com’è il Giro assediato dal Covid?
«Va avanti perché i controlli capillari avviati da Rcs, e supplementari a quelli del protocollo dell’Unione ciclistica internazionale, sono una garanzia di sicurezza».
Torniamo alla corsa. Chi l’ha sorpresa?
«Almeida, la maglia rosa mi ha sorpreso un sacco, va forte, è un bel corridore e ha solo 22 anni. Poi, in generale, si stanno mettendo in mostra tanti giovani. Il friulano Matteo Fabbro, ad esempio, sta andando benone. Alla Bora deve lavorare per i capitani, ma va forte». E come te, caro Gianni, ha vinto sul circuito del monte di Ragogna. Non era un tricolore, ma la Coppa San Daniele 2017. Va bene lo stesso. —
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