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Razziavano le abitazioni: inflitti oltre 13 anni alla banda dei Rolex

3 minuti di lettura

PALMANOVA. La tecnica era collaudata. Hanno messo a segno 13 furti, tra le province di Udine e Gorizia, nel periodo che va da luglio a fine ottobre 2019. La refurtiva recuperata dal Norm – Aliquota operativa dei carabinieri di Palmanova, sotto la direzione del pubblico ministero Elisa Calligaris, sostituto procuratore della Procura di Udine, ammonta in tutto a 100 mila euro.

Puntavano le case, aspettavano il momento giusto per entrare in azione e facevano razzia di orologi, gioielli e denaro contante. Poi scappavano con una macchina resa irriconoscibile da targhe posticce.

Gli arresti

La fuga della banda dei Rolex era finita lo scorso mese di gennaio con cinque arresti. Il gip del Tribunale di Udine Matteo Carlisi, vagliato il materiale probatorio e concordando con gli elementi indiziari raccolti, aveva emesso quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di Gianni Hudorovich, 46enne, Angelo Levacovich e Michel Braidich, entrambi 36enni, Alessandro Braidic, 27enne, nonché la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Federica Belfiore, 46enne, moglie di Gianni Hudorovich e suocera di Alessandro Braidic.

La sentenza

Nel pomeriggio di venerdì 30 ottobre, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Udine, Roberto Pecile, c’è stata l’ammissione del rito abbreviato e la discussione.

Il giudice, dopo una camera di consiglio durata circa 40 minuti, ha emesso la sentenza: 4 anni di reclusione a Gianni Hudorovich, agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico, 4 anni anche per Angelo Levacovich, ai domiciliari con braccialetto elettronico, 2 anni, 11 mesi e 10 giorni più una pena pecuniaria per Alessandro Braidic, unico incensurato, agli arresti domiciliari, 2 anni e 8 mesi di reclusione e una pena pecuniaria per Michel Braidich, sottoposto all’obbligo di dimora, e 1 anno e 4 mesi per ricettazione a Federica Belfiore, per la quale il Tribunale del Riesame di Trieste aveva disposto l’immediata liberazione. Per risarcire i danni alle vittime dei furti è stata attivata una cassa comune.

La difesa

«Abbiamo parzialmente risarcito i danni a tutte le persone – spiega l’avvocato Pieraurelio Cicuttini, che difende Michel Bradic –. È stato inviato un assegno circolare a ciascuno dei derubati in modo da coprire almeno una parte del danno subito».

L’avvocato Guido Galletti di Treviso, difensore di Alessandro Braidic, aggiunge: «Erano tutti rei confessi e hanno risarcito il danno. Il pubblico ministero aveva chiesto 2 anni e 4 mesi per il mio assistito. Il giudice si è leggermente discostato.

Per Braidic parliamo di sette episodi di furti tra consumati o tentati in abitazione. La sentenza non posso dire che non sia equilibrata, per quanto mi riguarda. Il giudice non ha dissequestrato due orologi rinvenuti durante la perquisizione domiciliare a casa della famiglia del mio assistito, a differenza del denaro e degli altri beni. Su questo punto ci sarà un atto di impugnazione».

Difende Gianni Hudorovich e la moglie Federica Belfiore l’avvocato Luca Arsellin, che argomenta: «Sono stupito perché, a parer mio, gli elementi a carico della Belfiore erano incostintenti. È stata ritenuta responsabile, a nostro avviso, perché moglie di Gianni Hudorovich e suocera di Braidic. Ha sempre provveduto al sostentamento della famiglia con una regolare occupazione.

Mi riservo di leggere le motivazioni, anche se presumo che per quanto riguarda la sua posizione presenteremo Appello. Anche per Gianni Hudorovich, reo confesso, mi riservo di leggere le motivazioni prima di presentare l’impugnazione.

Per tutti avevamo chiesto la disapplicazione della recidiva contestata, per chi ce l’aveva, ma non è stata concessa. Per Belfiore l’ordinanza aveva previsto l’applicazione della misura degli arresti domiciliari, confermata anche dopo l’interrogatorio di garanzia. Il Tribunale del Riesame aveva poi annullato l’ordinanza per l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza disponendo l’immediata liberazione».

Angelo Levacovich è difeso dall’avvocato Nicoletta Menosso, che chiarisce: «Alcuni degli imputati erano rei confessi e quindi sapevano che il giudice avrebbe erogato una sanzione. La mia ambizione era la disapplicazione della recidiva per ricondurre ad equità una sanzione diventata più aspra dopo le ultime modifiche normative. Faremo appello».

Le indagini

L’indagine aveva avuto origine a seguito di un furto in abitazione commesso il 25 luglio 2019 in una villa di Manzano. I malviventi, dopo aver forzato una finestra e messo fuori uso il sistema d’allarme, erano entrati in casa riuscendo a rubare alcuni orologi Rolex, monili d’oro, argenteria, cornici, quadri e capi d’abbigliamento per un valore di oltre 60 mila euro.

Sono così scattati i pedinamenti uniti a una serie di attività investigative mirate, che hanno permesso di ricostruire i percorsi effettuati dalle auto dei ladri per allontanarsi. I 13 colpi erano stati messi a segno a Remanzacco, Pagnacco, Reana del Rojale, San Giovanni al Natisone, Manzano e Udine e, in provincia di Gorizia, a Gradisca e Cormons.

La modalità utilizzata era sempre la stessa: dopo aver individuato l’obiettivo effettuando una ricognizione o suonando il campanello per assicurarsi che in casa non ci fosse nessuno, la banda entrava in azione. Si serviva anche di una macchina intestata a un “prestanome” sulla quale, proprio per renderla irrintracciabile, avevano applicato delle targhe adesive posticce, riferibili a un veicolo analogo che regolarmente circolava a Udine.

Le perquisizioni condotte nelle abitazioni avevano permesso di recuperare una parte della refurtiva, che complessivamente superava i 100 mila euro.

I carabinieri avevano trovato anche un’ingente somma di denaro contante, alcune radio ricetrasmittenti utilizzate dai componenti della banda per comunicare tra loro durante i colpi, dieci orologi e l’automobile utilizzata per la commissione dei furti, risultata intestata a una terza persona residente in provincia di Trento, posta sotto sequestro. —




 

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