Fondi con falsa perizia: Spa e contabile a processo
I due amministratori della Antea, società fallita, hanno patteggiato in fase di indagine. Il commercialista respinge le accuse
Commercialista di una società del mobile fallita finisce a processo per l’ipotesi di truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche e bancarotta societaria impropria da formazione fittizia di capitale. La fallita è chiamata a rispondere della responsabilità amministrativa dell’ente in relazione all’ipotesi di truffa. Il gup di Pordenone, Rodolfo Piccin ha rinviato a giudizio il ragioniere Fabrizio Peloso, 60 anni, originario di Gemona, titolare dell’omonimo studio a Tavagnacco, dopo aver respinto la richiesta di abbreviato condizionato a una consulenza contabile presentata dai suoi legali Virio Nuzzolese e Davide Zignani. Si sono costituite parti civili Banca Mediocredito (avvocato Serena Giliberti) e la Regione (avvocato Elda Massari), per un danno lamentato rispettivamente in 400 mila e 124 mila euro,.
A giudizio anche il fallimento Antea spa, (assistito dall’avvocato Gianni Massanzana), di Budoia, che figura peraltro come parte offesa per l’ipotesi di bancarotta. Il processo comincerà l’8 aprile dinanzi al tribunale collegiale. I due amministratori di Antea spa e Cp srl Silvano Covre, 59 anni, residente a Brugnera (presidente del cda di entrambe le società) e Armido Piazza, 58, di Palazzolo dello Stella (vicepresidente dei due cda) hanno chiuso la vicenda patteggiando in indagini preliminari un anno e sette mesi di reclusione, pena sospesa. Erano assistiti dall’avvocato Roberto Casucci.
L’accusa ritiene che grazie alla situazione patrimoniale fiorente evidenziata a fine 2015 in una perizia redatta da Peloso, Antea ottenne nel 2017 finanziamenti pubblici per acquistare un macchinario di squadrabordatura. Fra l’altro, nel 2016, la finanziaria regionale Friulia era entrata come socia di Antea spa.
L’avvocato Nuzzolese ha sottolineato come la perizia di stima sia stata fatta da Peloso in modo ineccepibile e con i valori corretti. «Il curatore fallimentare – ha spiegato il legale – ha fatto calcoli diversi e ha contestato la modalità di redazione della perizia usando un metodo che in realtà non avrebbe dovuto seguire. Una questione contabile molto tecnica: per ciò avevamo chiesto la consulenza contabile». —
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