Rondini, nidi abbattuti: «Offro 500 euro a chi mi indica il colpevole»
Pordenone, taglia messa a disposizione dall’europarlamentare Zanoni. I ricoveri distrutti si trovavano in corso Vittorio Emanuele
PORDENONE. In corso Vittorio Emanuele a Pordenone, mani ignote hanno distrutto i nidi di balestruccio (meglio conosciuto come rondine), uccello protetto e a rischio d’estinzione. Sulla vicenda interviene l’eurodeputato Andrea Zanoni, che ha espresso tutta la sua indignazione: «È un gesto incivile e punibile penalmente. La legge prevede anche la galera per chi si macchia di un simile reato» e lancia un appello: «Offro 500 euro a chi riuscirà a fornirmi i nomi dei responsabili».
I nidi sono stati tirati giù con un’asta da sotto il portico. Dal sopralluogo effettuato dalla Lega Antivivisezione (Lav) locale, guardando sotto le arcate risulta che, dove prima c’erano nidi con tre o quattro piccoli, ora sono rimaste solo le tracce dei rifugi create dai piccoli volatili.
Secondo Guido Iemmi, Presidente della Lav pordenonese, il gesto inqualificabile è stato compiuto da qualcuno che voleva impedirne la renidificazione stagionale. Ora, l’associazione sta raccogliendo le segnalazioni e informazioni per individuare il responsabile.
Zanoni, vicepresidente dell’Intergruppo per il benessere degli animali al Parlamento europeo è allibito dall’accaduto: «Sono solidale con i volontari della Lav e offro una taglia di 500 euro a chi metterà nero su bianco il nome del responsabile di un atto vergognoso. I balestrucci appartengono alla famiglia delle rondini e sono uccelli migratori tutelati dalle leggi europee e italiane. Chi ha commesso tale gesto non solo incorre nel reato di uccisione ingiustificata di animali prevista dall’articolo 544 bis del codice penale che comporta fino a 2 anni di galera, ma è punito anche dalla legge sulla caccia 157/1992: distruggere i nidi con i piccoli comporta l’arresto da 2 a 8 mesi o l’ammenda da 1 milione e mezzo di lire a 4 milioni. Mi auguro che l’autore di un atto così grave venga preso e punito con il massimo della pena».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori