Il Friuli in zona rossa o arancione? Oggi la decisione del governo sul cambio colore, tutti i dati del monitoraggio settimanale
Mattia PertoldiUDINE. Scende ancora l’Rt del Friuli Venezia Giulia, così come l’incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti e dunque adesso la Regione, stando anche a quanto assicurato la scorsa settimana da Massimiliano Fedriga dopo il colloquio con il ministro Roberto Speranza, spera di lasciare la zona rossa già a partire da martedì 13 per rientrare in quella arancione, cioè la “migliore” possibile, in base all’ultimo decreto legge del Governo, fino a fine mese.
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Le regole per i colori
La possibilità per il Friuli Venezia Giulia di abbandonare la zona rossa con una settimana d’anticipo rispetto all’ultima ordinanza firmata da Roberto Speranza – e che scadrebbe, appunto, il 20 aprile – è frutto, essenzialmente, di un errore, o se preferite di un cavillo, commesso dal Governo. Nel momento in cui una regione, infatti, entra in zona rossa a causa del suo Rt – superiore a 1.25 oppure tra 1 e 1.25, ma con valutazione di rischio alta – ci resta per minimo due settimane, come previsto da mesi e confermato in ogni Dpcm.
Se, invece, la zona rossa viene decisa in base al nuovo parametro inserito dal Governo Draghi, e cioè un’incidenza superiore ai 250 casi ogni 100 mila abitanti, allora quel territorio può abbandonare le restrizioni massime già dopo una settimana visto che il decreto legge attualmente in vigore non stabilisce alcuna permanenza minima e l’incidenza dei casi viene calcolata a cadenza settimanale. È accaduto sette giorni fa con Veneto, Marche e Provincia di Trento, rientrate in arancione, e potrebbe accadere ora con il Friuli Venezia Giulia e altre sei regioni italiane.
Indice Rt e incidenza
Il primo indicatore che testimonia il miglioramento della situazione della pandemia in Friuli Venezia Giulia è l’indice Rt che per la terza settimana consecutiva è in calo. Se sette giorni fa, infatti, questo dato era pari a 0.98 di mediana – e compreso tra 0.95 e 1.01 –, ieri, nella bozza di monitoraggio inviata alla Regione e che verrà certificata oggi a Roma, era sceso fino a quota 0.79 con un dato minimo di 0.76 e massimo di 0.82. Non soltanto, però, perché è significativa – finalmente – anche la drastica riduzione dell’incidenza settimanale dei contagi che, come detto, può aritmeticamente costare l’ingresso e il mantenimento della zona rossa. Martedì questo dato era pari a 236 ogni 100 mila abitanti, mentre nel monitoraggio settimanale il totale è sceso ancora fino a quota 219. Ora, certamente resta da verificare l’andamento odierno, ma in base alle cifre del contagio di ieri – 457 casi su oltre 13 mila tamponi – dalle parti di piazza Unità si respira un moderato ottimismo sul fatto che questa mattina Speranza chiami Fedriga per comunicargli l’ingresso in zona arancione dopo un mese di permanenza nella fascia con le restrizioni e chiusure massime.
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Il resto del monitoraggio
Il miglioramento della situazione all’interno dei confini regionali, inoltre, è testimoniato anche da diversi altri parametri – per la verità quasi tutti – utilizzati dal ministero per definire la classe di rischio di un territorio. Il totale dei tamponi positivi, ad esempio, è passato dal 14,8% al 13,7%, così come si è registrata una, pur lieve, riduzione di quelli nel setting territoriale: erano il 15,2%, sono diventati il 14,8%. Positiva, quindi, pure la riduzione all’interno degli ospedali visto che in regione siamo passati dal 12% all’8,4%.
Significativo, andando oltre, è il parametro legato al numero dei casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni: sette giorni fa il parziale parlava del -19,3%, ieri era del -22% quindi in miglioramento. La quantità di casi per data di prelievo riportati alla sorveglianza integrata, poi, è in calo di quasi 700 unità – scendendo da 3 mila 341 a 2 mila 664 –, così come si nota una forte riduzione dei focolai attivi (-682) e dei nuovi cluster di contagio (-271). Le note dolenti, invece, riguardano ancora il tasso di occupazione degli ospedali: le Terapie intensive restano al 46% del totale, in area medica si scende invece dal 53% al 47%. Entrambi i parametri restano sopra la soglia limite fissata, rispettivamente, al 30% e al 40%.
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